Gli ftalati sono sostanze chimiche sintetiche molto comuni, presenti praticamente in qualsiasi cosa. Dalla plastica agli articoli per la casa fino prodotti per la cura personale. Alcuni studi hanno dimostrato che queste sostanze possono compromettere la fertilità.

Secondo la dottoressa Jodi Flaws, professoressa di bioscienze comparate e direttore del programma interdisciplinare di tossicologia ambientale presso l’Università dell’Illinois, gli ftalati “possono interferire con la produzione e l’eliminazione di qualsiasi ormone nel corpo. E il sistema riproduttivo in particolare è estremamente sensibile a questi composti”.

Gli ftalati si trovano in moltissimi prodotti di uso comune, dagli imballaggi per il cibo ai farmaci. Queste sostanze vengono rilasciate dai prodotti sotto forma di micro particelle che sono state ritrovate nelle urine, nel sangue, nel sudore, nel latte materno, nello sperma e nei liquidi ovarici.

La nostra pelle assorbe questi composti tramite lozioni, trucco, creme e shampoo. Li inaliamo persino dalle tende da doccia e dai pavimenti in linoleum.

Ftalati: danni agli organi riproduttivi trasmissibili di generazione in generazione

Queste sostanze chimiche interferiscono con lo sviluppo degli organi riproduttivi e i danni possono essere trasmessi di generazione in generazione. Gli scienziati ritengono che l’esposizione prenatale agli ftalati e ad altre sostanze tossiche possa preparare il terreno a disturbi ginecologici in grado di causare infertilità.

“Alcuni problemi saranno evidenti alla nascita e alcuni potrebbero non manifestarsi fino alla pubertà o più tardi nella vita”, ha detto la dottoressa Flaws.

A differenza di alcune sostanze tossiche che si accumulano nelle cellule adipose, gli ftalati vengono espulsi rapidamente dal corpo. Dal momento che sono costantemente sostituiti da altri ftalati, però, gli scienziati li definiscono “pseudo-persistenti”. Le donne presenterebbero livelli di ftalati più elevati rispetto agli uomini, a causa del consumo di prodotti come profumi, lacca per capelli e cosmetici.

Lo studio dei danni causati dagli ftalati all’organismo femminile è però più difficoltoso rispetto agli studi svolti sugli uomini. Infatti, mentre problemi come i testicoli ritenuti sono visibili nei maschi fin dalla nascita, i problemi alle ovaie spesso non si palesano nei primi anni di vita.

I primi indizi sui rischi riproduttivi causati da queste sostanze per le donne sono emersi nel 1975. In quell’anno alcuni ricercatori hanno scoperto che lei operaie russe che erano esposte a livelli elevati di ftalati sul lavoro avevano meno gravidanze e più aborti rispetto alle donne non esposte.

Uno studio del 2018 ha trovato inoltre un’associazione tra l’esposizione agli ftalati e la scarsa qualità di ovuli ed embrioni nelle donne sottoposte a trattamenti per la fertilità.

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