Se i tentativi di avere un figlio proseguono da oltre un anno potrebbe significare che ci sono dei problemi a livello di fertilità nella coppia. Di conseguenza, è consigliato fare degli esami di accertamento per determinare se si tratta di infertilità femminile. Da non confondere con la sterilità, l’infertilità ostacola la possibilità di una donna di concepire e portare a termine una gravidanza, per via di una serie di cause.

Ogni donna possiede una riserva ovarica che con il passare del tempo diminuisce fino ad esaurirsi con la menopausa. Pertanto la causa principale di infertilità femminile è l’età avanzata, ma esistono diversi altri fattori di rischio. Per la diagnosi di infertilità ci sono a disposizione diversi esami clinici, per valutare anche di conseguenza le possibilità di aiuto in caso di incapacità ad avere figli.

Infertilità femminile: gli esami per determinarla

Una donna si può rivolgere al medico se non riesce a concepire dopo circa 12-18 mesi di rapporti liberi e senza contraccettivi. Questo periodo diminuisce dopo i 35 anni di età. Non necessariamente in questi casi si parla di infertilità femminile, perché ci potrebbero essere dei problemi di altra natura e risolvibili in poco tempo. Per questo il medico può effettuare una serie di test, volti a determinare se si tratta o meno di infertilità femminile e a che livello.

1. Dosaggi ormonali

Uno dei test più significativi per la diagnosi è rappresentato dai dosaggi ormonali, che misurano la riserva ovarica della donna e di conseguenza il potenziale di fertilità. Si valutano quindi la maggior parte degli ormoni femminili. Durante il 2°-3° giorno di mestruazione gli ormoni FSH, LH ed estradiolo. Nella seconda metà del ciclo progesterone e prolattina, e infine l’ormone antimulleriano (AMH) e TSH.

2. Tampone

Una delle possibili cause di infertilità femminile è la presenza di infezioni del tratto vaginale o uretrale. Pertanto viene effettuato come esame un tampone vaginale per controllare il tratto di vagina e collo dell’utero, e/o un tampone uretrale oppure l’esame delle urine, per valutare se ci sono infezioni come, ad esempio, la clamidia.

3. Ecografia pelvica transvaginale

Attraverso l’ecografia pelvica transvaginale è possibile vedere in maniera più chiara l’anatomia e la conformazione dell’apparato riproduttivo. E di conseguenza valutare l’eventuale presenza di alterazioni, come malformazioni o fibromi. Inoltre, questo esame permette di misurare il numero e la crescita dei follicoli ovarici sia in condizioni basali che sotto stimolo.

In alternativa o aggiunta all’ecografia transvaginale, si può effettuare oggi l’ecografia tridimensionale (3D) che permette di riconoscere eventuali malformazioni congenite dell’utero e degli annessi in maniera più rapida e chiara.

4. Altri esami di valutazione

Quelli elencati in precedenza sono i principali metodi diagnostici usati in medicina, ma ne esistono altri che possono integrarli. Parliamo dell’isterosonografia, un esame nel quale si inietta una soluzione apposita nella cavità uterina per valutarne la normalità o meno. Questo esame serve anche a riconoscere l’eventuale pervietà delle tube, più visibile attraverso un esame radiologico specifico per questa condizione, l’isterosalpingografia.

Per una visuale endoscopica della cavità uterina, si può effettuare una isteroscopia, attraverso l’inserimento di uno strumento ottico collegato ad una telecamera. Questo esame permette una visione più diretta del cavo endometriale ed eventuali patologie o malformazioni, ma può risultare molto doloroso per diverse donne, ed è quindi preferibile prima effettuare i test alternativi.

Infertilità femminile: le possibili cause

Le possibili cause di infertilità femminile sono numerose, così come i fattori di rischio che possono portare a questa condizione. Riconoscere la causa scatenante è tuttavia importante, perché permette di conoscere l’obiettivo su cui concentrare eventuali cure o soluzioni. Le principali e più diffuse cause di infertilità femminile secondo Humanitas Research Hospital sono:

  • problemi ovulatori o ormonali, come sindrome dell’ovaio micropolicistico, riserva ovarica scarsa o nulla, irregolarità o mancanza di ovulazione, iperprolattinemia;
  • endometriosi, una patologia che può rimanere asintomatica, ma anche portare a dolori e sintomi molto forti e invalidanti. Deve quindi essere diagnosticata in maniera tempestiva, anche perché diminuisce di molto la possibilità di avere figli;
  • disfunzioni a livello tubarico o pelvico, come aderenze dovute a patologie o interventi chirurgici, oppure chiusura delle Tube di Falloppio;
  • malformazioni congenite, fibromi, aderenze o infiammazioni della cavità uterina;
  • danni o problemi cervicali, dovuti a una carenza di estrogeni per infezioni o interventi chirurgici pregressi, ma anche per una condizione, più rara, nella quale la donna produce anticorpi diretti contro gli spermatozoi.

Talvolta risulta difficile o impossibile completare le indagini che sono insufficienti. Le cause di infertilità femminile rimangono così sconosciute, e si parla in questi casi di infertilità idiopatica. Inoltre, esistono dei fattori di rischio che possono comportare questa condizione, tra cui l’età avanzata della donna, solitamente oltre i 35 anni, il fumo, l’abuso di alcol, disturbi alimentari o di peso, come l’obesità o l’eccessiva magrezza, una vita troppo sedentaria o un’attività fisica eccessiva.

Come affrontare l’infertilità femminile

infertilità femminile
Fonte: Web

L’infertilità femminile per molte donne e coppie può rappresentare un duro colpo che va quindi gestito con delicatezza. Le ripercussioni sulla vita e sul corpo sono tante, e purtroppo ancora oggi i risultati delle fecondazioni assistite non sono certi al 100%, anche se esistono molte esperienze di famiglie che ce l’hanno fatta e ringraziano la medicina per questo.

Dal punto di vista psicologico

Affrontare l’infertilità dal punto di vista psicologico significa cercare di imparare ad accettare la condizione e in questo aiuta molto parlare del problema. Sostenere il partner e non sentirsi in colpa, darsi degli obiettivi di tempo e di spese: non è un fallimento non avere figli, ed è bene decidere riconoscendo e accettando i propri limiti, per sentirsi più padroni della propria vita di  fronte all’incertezza del risultato.

Inoltre è importante che la ricerca di un figlio non diventi l’unico scopo della propria vita personale e di coppia. È bene coltivare i propri interessi, incontrare persone e amici, rilassarsi e non far vincere il grande stress che le cure ma soprattutto l’assenza iniziale di risultati comportano.

Dal punto di vista medico

Le soluzioni in medicina per affrontare l’infertilità femminile riguardano soprattutto la fecondazione medicalmente assistita. Esistono modalità che favoriscono il concepimento naturale, chiamate fecondazione “in vivo”, e metodiche “in vitro”. Le più utilizzate sono le FIVET (fecondazione in vitro embryo transfer), tecniche di laboratorio nelle quali ovociti e spermatozoi vengono posti insieme in una piastra con terreno di coltura adatto in modo che gli spermatozoi penetrino l’ovocita.

Fa parte di queste tecniche anche la fecondazione eterologa. Un’alternativa è la ICSI (iniezione intracitoplasmatica dello spermatozoo) ossia la microiniezione di un singolo spermatozoo direttamente all’interno della cellula uovo. Quando si decide di intraprendere un percorso di procreazione assistita, è fondamentale essere pronti e riflettere. Prepararsi a ciò che aspetta la donna dal punto di vista fisico e psicologico, e le ripercussioni sulla coppia e sulla vita sessuale. Ma è bene considerare anche l’aspetto economico, poiché si tratta di procedure lunghe e costose.

Per questo è bene fare attenzione a metodi non legali e pericolosi che alcune cliniche offrono. Esistono infatti centri, come quello scoperto dal Daily Mail nel 2017, che offrono cicli di fecondazione gratuiti o scontati se le donne dichiarano di donare metà degli ovuli sani prodotti dalle cure. In situazioni di questo tipo, c’è chi approfitta della disperazione di donne che non possono avere figli, che stanno sostenendo da anni costi anche alti per riuscirci. Ma è importante rivolgersi a centri e ospedali seri, che possano garantire, se non il risultato che rimane sempre incerto, almeno la sicurezza dei professionisti.

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