Ci sono argomenti che sono considerati ancora tabù, e solo da poco c’è chi, anche tra i personaggi celebri, ha fatto sentire la propria voce per provare ad abbattere il muro di vergogna e di pregiudizio che li circonda.
Uno di questi è senza dubbio l’aborto spontaneo, un dramma per chi deve affrontarlo che, pure, non è spesso percepito dalla società come tale; tanto che ancora oggi c’è bisogno di ribadire che si tratta di un lutto come qualsiasi altro. Come detto, sempre più donne famose negli anni sono “uscite allo scoperto”, confessando di aver vissuto questa esperienza terribile. Fra loro c’è Pink, ad esempio, ma anche la ex First Lady americana Michelle Obama, che ha parlato dell’aborto spontaneo nel suo memoir Becoming, uscito nel novembre del 2018 e seguito un anno più tardi da Becoming: A Guided Journal for Discovering Your Voice.
Nel libro, come riporta Bust, Michelle ha raccontato a cuore aperto di come ha vissuto quel terribile momento, senza paura di ammettere di essersi sentita “sola e persa“.
Mi sentivo come se avessi fallito perché non sapevo quanto questo fosse comune.
Ha detto. Ma nel suo libro Michelle Obama è andata anche oltre, toccando un altro argomento su cui pregiudizi e divergenze di opinioni affiorano immancabilmente, ovvero la fecondazione in vitro. Quella di cui lei stessa si è servita quando, a 34 anni, ha sentito il desiderio di restare incinta, e grazie alla quale ha avuto le figlie Malia e Sasha.
Rispetto all’atteggiamento del marito Barack verso la sua scelta, la ex First Lady ha dichiarato che “mi lasciò gestire in piena autonomia il mio sistema riproduttivo; ho capito che, avendo io 34, 35 anni, quello che dovevamo fare era una fecondazione in vitro. Dovevamo fare quella“.
Michelle Obama, che nella sua carriera di avvocato si è sempre schierata dalla parte dei più deboli e dei discriminati, ha mostrato più di una volta di voler rompere il muro del silenzio su moltissimi argomenti, prodigandosi per la tutela dei diritti di tutti, donne comprese, ovviamente. E chissà che le parole scritte nel suo libro servano davvero per convincere le persone che aborto spontaneo e fecondazione in vitro non sono due argomenti “top secret”, e che chiunque lo abbia affrontato – l’aborto – o scelga di affrontarla – la fecondazione – merita rispetto, non giudizi.
In gallery vi proponiamo alcune delle dichiarazioni più belle e significative di Michelle su aborto, fecondazione e matrimonio.
Prima di Malia e Sasha
Nel 2018, in concomitanza con l’uscita della sua autobiografia Becoming, Michelle ha rilasciato un’intervista alla Abc per la promozione del libro, parlando per la prima volta dell’aborto spontaneo subito prima della nascita di Malia, nel 1998.
Un test di gravidanza risultò positivo – ha ricordato Michelle – dimenticammo tutte le preoccupazioni, pazzi di gioia. Ma un paio di settimane dopo ebbi un aborto spontaneo. Stavo male fisicamente e tutti e due avevamo perso il nostro ottimismo.
Sentirsi perdute dopo un aborto
Mi sentivo perduta e sola – ha detto – e sentivo di aver fallito perché non sapevo quanto fossero comuni gli aborti spontanei perché noi non ne parliamo. Ci accomodiamo nel nostro dolore, pensando che in qualche modo siamo rotti.
La cosa peggiore
Penso che la cosa peggiore – ha spiegato ancora Michelle Obama – che possiamo fare una donna all’altra è non condividere la verità sui nostri corpi e il modo in cui funzionano e il modo in cui non funzionano.
La fecondazione
Nel libro, Michelle Obama racconta il periodo in cui tentò la strada della fecondazione in vitro, quando il marito Barack era impegnato nella sua carriera politica, spiegando che lui appoggiò pienamente la sua scelta di ricorrere alla Fivet. Nel 1998 è nata Malia, nel 2001 Natasha, chiamata Sasha.
Il suo pensiero sul matrimonio
Durante un evento a Kuala Lumpur, assieme a Julia Roberts, Michelle Obama ha detto la sua sul matrimonio, rispondendo a una domanda in cui le si chiedeva come fosse riuscita a mandare avanti il suo, con la vita alla Casa Bianca e gli impegni.
A volte ci riusciamo, a volte no – ha spiegato la ex First Lady – vorrei dire una cosa ai tanti giovani che vedo seduti nel pubblico: il matrimonio è duro. Ne vale la pena, ma è faticoso. Ci sono due individualità, cresciute diversamente, che si uniscono per costruire una vita insieme, il che significa che devi fare accordi e compromessi E se vuoi ‘completare’ il quadro avere dei figli si fa ancora più dura, perché avere dei figli è difficile.
Cosa pensiamo dell’aborto spontaneo
L’aborto spontaneo è un tabù duro a morire nelle conversazioni, tuttavia degli studi stimano che circa il 15-20% delle gravidanze negli Stati Uniti termina con la perdita del feto. La percezione dell’aborto nell’immaginario collettivo è tristemente non accurata: uno studio realizzato nel 2015 riporta che il 55% dei partecipanti credeva che l’aborto capitasse in una percentuale tra lo 0,1 e il 5% delle gravidanze.
Come ci si sente dopo un aborto spontaneo
Lo stesso studio ha stimato che, tra le donne che hanno un aborto, il 47% si sente colpevole, il 41% crede di aver fatto qualcosa di sbagliato e il 28% se ne vergogna.
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