La placenta è un elemento fondamentale per lo sviluppo del nascituro.
Il ruolo di questo elemento, che viene espulso dopo il parto, è importantissimo per una serie di ragioni: la placenta ha come prima finalità il trasporto dei nutrienti dalla madre al figlio e permette di mantenere separate le scorte di sangue tra i due. Ma c’è dell’altro. Quando avviene l’impianto dell’embrione, l’organismo femminile può percepirlo come corpo estraneo e quindi il sistema immunitario potrebbe attaccarlo. L’intermediazione della placenta fa sì che questo non accada.
La regista Diana Gradinaru ha realizzato per la Royal Institution of Great Britain un documentario d’animazione, presente su Aeon, che spiega esattamente come funzioni la placenta e quale sia la sua origine evolutiva. Ci è piaciuto molto perché spiega in maniera semplice ed efficace qualcosa di davvero complesso e a tratti misterioso che avviene in gravidanza.
Sfogliamo insieme la gallery per scoprire il documentario sulla lotta della placenta per impedire al sistema immunitario della madre di percepire il feto come corpo estraneo da eliminare.
Che cos’è la placenta
Senza la placenta non saremmo mai nati. Essa è un’ancora di salvezza che collega madre e bambino, ed è anche una “barriera difensiva” tra di loro.
Che cosa fa la placenta
La placenta fornisce al bambino ossigeno e sostanze nutritive, elimina i rifiuti, filtra i microbi dannosi, e pompa gli ormoni. Il tutto mantenendo le riserve di sangue materno e fetale completamente separate.
L’evoluzione della placenta
La placenta, così come la conosciamo oggi, si è evoluta grazie a un virus. I virus si replicano molto facilmente e velocemente: alcuni di essi inseriscono i propri geni nel Dna dell’ospite, ingannandolo e avvalendosi delle proteine prodotte dall’ospite per replicare più cellule di virus e infettare maggiormente l’organismo. Succede raramente, ma a volte uno di questi virus infetta lo sperma o le cellule uovo. Quando sperma e ovuli si fondono a formare un nuovo organismo e questo cresce, i geni virali vengono copiati nelle sue cellule, cosicché il genoma dell’ospite viene cambiato per sempre.
Da dove viene il genoma
L’8% dei nostri genomi proviene infatti, originariamente, da un virus, proprio in base al meccanismo poc’anzi spiegato.
Fossili virali
Niente paura però: questi geni virali non funzionano più, sono delle specie di fossili nel nostro Dna. Tranne uno, che è il gene fondamentale grazie a cui si forma la placenta.
La formazione della placenta
La placenta umana è una miscela di tessuto materno e fetale e si forma in un modo apparentemente invasivo. Quando l’embrione si impianta nell’utero, la placenta si dirama e si innesta nell’utero stesso per creare una scorta costante di sangue materno. Le diramazioni sono importanti perché consentono alla madre e al feto di scambiare nutrienti ed eliminare i rifiuti. Tuttavia il sistema immunitario della madre potrebbe attaccare l’embrione in via di sviluppo, credendolo un corpo estraneo (cosa che in effetti è).
Come la placenta impedisce al sistema immunitario di attaccare il feto
Le cellule fetali nei pressi delle diramazioni della placenta si fondono insieme avvalendosi di una proteina chiamata sinccina. Questa era originariamente una proteina virale, che oggi inganna i globuli bianchi della madre, impedendo che attacchino il feto. Nella storia dell’evoluzione umana, un virus ha inserito nel corpo umano un gene per la produzione della sinccina nel genoma dell’ospite.
Il gene della sintina
Quel gene potrebbe essere stato dormiente per generazioni, ma alla fine l’evoluzione l’ha utilizzato per la formazione della placenta.
Il feto come virus
Il feto in via di sviluppo assomiglia un po’ a un virus: esiste in un altro organismo e cerca di sopravvivere aggirando gli schemi del sistema immunitario grazie alla sinccina e quindi alla placenta.
Cosa ne pensi?