Li chiamano Adam, Amir e Rayan, ma anche Matteo, Leonardo, Mattia e Alessandro. Sono i bambini stranieri nati da genitori residenti nel nostro Paese. I dati Istat più recenti indicano che, di pari passo a una diminuzione della natalità delle donne italiane, anche le mamme straniere in Italia siano in forte calo.

Ma quante sono davvero, quali agevolazioni hanno e quante difficoltà incontrano durante la gravidanza?

Quante sono le mamme straniere?

Come detto, facciamo riferimento ai dati forniti dall’Istat, che indicano come, dal 2012 al 2018, siano diminuiti nati con almeno un genitore straniero (quasi 11 mila in meno). In generale, anche i nati da genitori entrambi stranieri sono scesi per la prima volta sotto i 70 mila nel 2016 (69.379), ed erano 65.444 nel 2018 (14,9% sul totale dei nati), quasi 2.500 in meno rispetto al 2017.

Come si spiega questa diminuzione della natalità tra le straniere? Prima di tutto, non solo con un’attenuazione della dinamica migratoria, ma anche con un maggiore tasso di occupazione delle cittadine straniere residenti nel nostro Paese: soprattutto nel caso delle donne ucraine, moldave, filippine, peruviane ed ecuadoriane, il tasso è estremamente alto, soprattutto come donne delle pulizie, colf o badanti, per questo scende il tasso di fecondità.

C’è però anche da dire che una maggiore acquisizione della cittadinanza italiana rende ovviamente più complesso misurare i comportamenti familiari dei cittadini di origine straniera. Al 1° gennaio 2018, dice l’Istat, risiedono in Italia circa 1 milione 345 mila stranieri che hanno acquisito la cittadinanza italiana. Le donne sono quasi 757 mila (56,3% del totale) e oltre la metà (circa 389 mila) ha un’età compresa tra 15 e 49 anni.

Abbiamo, nell’ordine, 84 mila donne di origine marocchina sono 84 mila, 82 mila di origine albanese e 52 mila di origine rumena.

C’è un dato interessante al Nord, dove più di un nato su cinque ha genitori entrambi stranieri: in prima posizione ci sono i bambini rumeni (13.530 nati nel 2018), seguiti da marocchini (9.193), albanesi (6.944) e cinesi (3.362), quattro comunità che rappresentano la metà del totale dei nati stranieri.

I dati sono più o meno confermati dalla cittadinanza delle madri: ci sono al primo posto i nati da donne rumene (17.668 nati nel 2018), seguono quelli da donne marocchine (11.774) e albanesi (8.791), cittadinanze che coprono il 43,1% delle nascite da madri straniere residenti in Italia. C’è una maggiore propensione a formare una famiglia con figli tra concittadini (omogamia) nelle comunità asiatiche e africane, mentre le donne polacche, russe e brasiliane hanno più frequentemente figli con partner italiani.

In generale, il 23,3% dei nuovi nati nel 2018, circa 91.000 bambini, hanno una mamma straniera. Queste donne fanno in media 1,98 figli e diventano mamme prima di quelle italiane, con un’età media del parto di 28,9 anni, quasi tre anni e mezzo in meno rispetto alle mamme italiane. 

Non sempre per queste mamme il percorso della gravidanza è semplice: ci sono diversi ostacoli, in primis quelli linguistici e culturali, che possono davvero rendere complesso affrontare con serenità i nove mesi.

I problemi più comuni delle mamme straniere

mamme straniere
Fonte: web

Come detto, lingua e cultura possono essere due ostacoli importanti per le donne straniere in gravidanza, a partire dall’accesso alle strutture sanitarie, tanto che spesso la prima visita della gravidanza viene effettuata dopo il terzo mese.

Non dobbiamo dimenticare che molte delle donne che arrivano in Italia non sono accompagnate dalla propria rete familiare, fatta eccezione ovviamente per il partner, quindi le future mamme straniere vivono spesso la propria gravidanza in solitudine e senza poter contare sul sostegno di persone amiche.

Non tutte le donne apprendono facilmente la lingua, soprattutto perché, frequentando solo il marito o la comunità di origine, non hanno opportunità per impararla, per questo si rende prezioso il sostegno di un mediatore. Ci sono però anche ottimi corsi di lingua italiana pensati proprio per le mamme straniere, così da permettere loro di potersi orientare nel mondo sanitario. Parole di mamma, ad esempio, fornisce strumenti utili per imparare nello specifico proprio i termini della gravidanza.

In aggiunta al fattore linguistico, anche le differenze culturali possono rappresentare un’ulteriore difficoltà, dato che spesso le donne possono avere problemi lontane dai propri riferimenti culturali relativi alla maternità, e percepire anche alcune cose, come le visite ospedaliere, come una violazione della propria intimità o qualcosa che va contro ai valori religiosi, morali o culturali con cui sono cresciute.

Il nostro sistema sanitario offre comunque garanzie e supporto che si rivelano fondamentali per queste mamme, rappresentando quindi il lato positivo del loro percorso durante i nove mesi.

I benefici e le agevolazioni per le mamme straniere

Essendo quella italiana una sanità pubblica tutte le donne possono accedere all’assistenza sanitaria, a prescindere che abbiano o meno il permesso di soggiorno. Inoltre, le visite e le cure per la gravidanza sono esenti da ticket, quindi gratuite per tutte.

Per avere visite e cure è sufficiente rivolgersi al proprio medico o ai consultori familiari, che indirizzeranno le future mamme verso le prestazioni necessarie. Per le mamme straniere, inoltre, esiste in aggiunta la possibilità di ottenere un permesso di soggiorno per cure mediche fino ai sei mesi successivi alla nascita del figlio.

Discorso diverso invece riguarda prestazioni sociali rilevanti come il bonus bebè, l’assegno di maternità, il bonus mamma domani, il bonus asilo nido, riservati solo alle soggiornanti di lungo periodo o, in alcuni casi, anche alle familiari non comunitarie di cittadini comunitari e titolari di protezione internazionale.

Come detto, l’isolamento è una delle situazioni più difficoltose che le mamme straniere si trovano ad affrontare, per questo, come spiega questo articolo, sono nati alcuni progetti volti proprio a supportare le donne straniere in gravidanza, come Fiocchi in ospedale, di Save the Children, strutturato come un servizio di ascolto e accompagnamento ai futuri e neo genitori, all’interno degli ospedali, cui collaborano i reparti di ostetricia, ginecologia e neonatologia e le unità materno-infantili e i servizi territoriali. Non sono solo le mamme straniere le beneficiarie di questo servizio, ma anche chi fa parte di casi ritenuti critici, come le mamme sole, adolescenti, o in condizioni di estrema indigenza.

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