"Da mamma di un bimbo autistico vi racconto i gruppi no-vax"

La mamma di un bambino autistico denuncia con un accorato post Facebook l'opportunismo con cui alcune persone, usando le campagne no-vax e i pareri di medici conniventi, cercano di spillare soldi ai genitori di piccoli affetti dalla sindrome. Quando è il dolore a essere sfruttato come possibile fonte di guadagno.

L’autismo è una malattia che, per molti versi, resta ancora sconosciuta, e per la quale non esiste attualmente una cura. Solo in Italia, secondo i dati riportati dall’Istituto Superiore di Sanità, ogni anno le diagnosi oscillano tra le 300 e le 500 mila persone colpite, mentre recenti stime hanno indicato che approssimativamente un bambino su 160 accusa un disturbo del cosiddetto spettro autistico, come appunto l’autismo o la sindrome di Asperger.

Lo abbiamo detto poc’anzi, per l’autismo, al momento, purtroppo non esiste una cura, proprio perché incerte sono ancora le cause alla base del suo sviluppo: gli studiosi parlano di una combinazione di fattori genetici, ereditari ed esterni, ma  l’ampiezza dello spettro con cui si manifesta la sindrome è tale che spesso la diagnosi si rivela estremamente difficile.

Eppure, c’è chi pare convinto di poter attribuire la causa dell’autismo infantile a ragioni ben determinate, o che addirittura promette rimedi per “attenuare”, almeno, gli effetti della sindrome. L’esperienza che Chiara Marchese, mamma di Leo – 5 anni  e mezzo, autistico ad alto funzionamento- ha voluto raccontare attraverso un post pubblicato su Facebook dà appieno l’idea non solo della profonda ignoranza che è ancora tristemente diffusa attorno all’autismo, ma anche – ed è senza dubbio l’aspetto peggiore – dell’opportunismo di gente che, spacciandosi per esperti del campo medico o nascondendosi dietro le famigerate campagne no-vax, cerca di indurre i genitori, talvolta del tutto impreparati ad affrontare la problematica, specie nell’immediato momento successivo alla ricezione della diagnosi, ad affidarsi a presunte “tecniche innovative e rivoluzionarie”, naturalmente dietro cospicuo pagamento.

Voglio raccontarvi la mia personale esperienza con la razzaccia delle mammine novax” , esordisce il post di Chiara, e il motivo di questo risentimento è presto chiarito: dopo aver ricevuto la diagnosi di autismo di Leonardo, nel 2014, lei e il marito, spaesati di fronte alla notizia, come è naturale, hanno pensato che potesse essere utile unirsi a qualche gruppo di genitori con la stessa esperienza, per confrontarsi e condividere paure, dubbi, ma anche semplicemente per ricevere supporto psicologico o per trovare risposte alle mille domande ancora irrisolte.

Non appena mi sono iscritta sono stata immediatamente contattata da un paio di loro, mi scrivono su Messenger e poi mi telefonano dicendo (senza mai neanche aver visto mio figlio) che era stato il VACCINO.

Com’è possibile emettere una valutazione tanto precisa senza neppure aver mai visto Leo? Chiara non ci pensa lì per lì, anche perché il gruppo dichiara di aver già pronto un medico per “arginare” il problema, le dicono anche che quest’ultimo dispone di un’équipe di avvocati con cui si può intraprendere un’azione legale contro l’azienda sanitaria.

Questo cialtrone inoltre somministra rimedi di dubbia valenza scientifica alla modica cifra di 600 euro a flacone (oltre alla preziosa consulenza che secondo me costa almeno il doppio ad ogni appuntamento). Inoltre nei gruppi noto che la maggior parte dei genitori sia convinta della colpevolezza del vaccino. Inizialmente non do tanto peso alla cosa, ammetto di aver avuto anche io qualche dubbio a riguardo, ma a fugarlo sono stati prontamente i medici (quelli veri) ai quali ci siamo rivolti.

Proprio così stanno le cose: queste persone approfittano dello smarrimento di una madre che ha ricevuto una diagnosi terribile, inaspettata, scavano dentro i suoi dubbi e i suoi mille interrogativi facendo leva, in parte, anche sul panico generalizzato diffuso dall’affaire vaccini.

Lei stessa si domanda se non sia stato proprio quello a rendere il suo Leo autistico, fino a che i medici – quelli seri – non la tranquillizzano. Ed è in quel momento che Chiara inizia a delineare, nella propria mente, la follia di quella gente, la loro “meschinità”, come lei la definisce. Quella di chi sfrutta le tue debolezze emotive, psichiche, cavalcando l’onda di una disperazione naturale e di un turbamento fresco come un taglio appena fatto, per il proprio tornaconto. Anche, e soprattutto, economico.

Ti contattano fresca fresca di diagnosi quando ancora non riesci a capire il perché, e questa è una cosa veramente infima! Loro che parlano tanto di “lobby delle case farmaceutiche” ti vogliono far entrare nella loro lobby delle cure alternative (più simile ad una setta a dire il vero).

Oggi Chiara è uscita da quel gruppo di genitori, dopo il 9 gennaio 2018, data di pubblicazione del post, ha già ricevuto minacce e intimidazioni per rimuoverlo, ma lei non sembra intenzionata a demordere. Ciò che vuol far capire è molto più importante dell’avvertimento di una denuncia o di una ritorsione. Il suo post è diventato virale, e ha ricevuto moltissimi commenti, anche da parte di medici, che mettono in guardia da questo tipo di persone: tutti sono inorriditi dalla noncuranza con cui questi sedicenti “professionisti” sfruttano il dolore dei genitori dei bambini affetti da autismo, dalla viltà con cui cercano loro di spillare soldi propinando cure di cui assolutamente si ignora l’efficacia.

Chiara oggi ha capito come stanno davvero le cose, e per fortuna è scappata in tempo.

Essere autistici è una condizione con la quale si nasce, mettetevelo nella zucca!!! E non è neanche una tragedia se si interviene con le giuste terapie! Adesso, se qualcuno si è offeso (e spero vivamente di sì) toglietemi pure l’amicizia!

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