La cultura popolare ci dice che le matrigne sono cattive e negligenti nei confronti dei figli del proprio compagno di vita. Ma per quanto questa idea si diffusa, si tratta chiaramente di un falso mito.

Certo, è difficile scrollarsi di dosso l’immagine della matrigna come strega cattiva. E, in questo, le fiabe che ci hanno sempre raccontato quando eravamo bambini giocano un ruolo rilevante. Basti pensare alla matrigna invidiosa di Biancaneve, al quella di Hansel e Gretel, che abbandona i suoi figliastri nei boschi, o anche alla celeberrima matrigna di Cenerentola che la riduce, in pratica, in schiavitù.

A causa di oltre 900 storie scritte su di loro nel corso dei secoli, è difficile per le matrigne liberarsi della nomea del membro della famiglia meno affettuoso, gentile, simpatico e felice.

Sebbene all’interno delle famiglie acquisite siano, in molti casi, frequenti le liti e le incomprensioni, non ci sono prove reali a sostegno della malvagia caricatura della matrigna. In effetti, la ricerca mostra che le matrigne possono acquisire un valore molto positivo all’interno della famiglia, fungendo da collante che tiene insieme i membri dopo una separazione e fornendo un supporto extra ai bambini in lutto.

Ma perché allora è sorto questo pregiudizio nei confronti delle matrigne? Bisogna pensare che questo mito della matrigna cattiva è nato durante l’800, un’epoca in cui le madri spesso morivano prematuramente a causa di varie malattie. Le fiabe che abbiamo letto da bambini risalgono proprio a questo periodo storico.

La storia del mito della matrigna cattiva

“Quando sono state create queste fiabe, la durata della vita era straordinariamente bassa”, ha dichiarato Lawrence Ganong, professore emerito di sviluppo umano presso l’Università del Missouri, che ha studiato le famiglie acquisite per decenni. Le donne spesso morivano di parto, lasciando i bambini solo alle cure dei padri.

Dipingere le matrigne come streghe cattive aveva uno scopo preciso, per gli autori di queste fiabe. Mettere in guardia le famiglie su quanto la figura materna di riferimento sia importante per la crescita dei bambini, evidenziando con il personaggio della matrigna tutti i comportamenti sbagliati che potrebbero portare allo sfacelo della famiglia.

Non solo. Secondo Maria Tatar, professoressa di letteratura, folklore e mitologia all’Università di Harvard, nell’800 i padri rimasti vedovi si risposavano con donne normalmente molto più giovani di loro, la cui età non era così lontana da quella dei figli. Questo avrebbe portato in diverse occasioni alla crescita dell’astio all’interno della famiglia a causa della forte competizione tra matrigne e figli per l’ottenimento delle attenzioni dell’allora “capofamiglia”.

In anni più recenti, negli anni ’70 del secolo scorso, si è scoperto che i genitori acquisiti possono effettivamente influire negativamente sulla vita dei figli “acquisiti”, se co loro non hanno un bel rapporto. Anche se è importante notare che praticamente tutti i casi di violenza coinvolgono i patrigni, non le matrigne.

La ricerca degli anni ’80 ha mostrato che un certo numero di matrigne ha dichiarato di sentirsi più vicina ai figli biologici che ai figliastri. Queste donne mal sopportano il proprio ruolo di matrigna. Si tratta, però di casi isolati. “La maggior parte delle matrigne va d’accordo con i figliastri“, ha dichiarato Ganong.

I rapporti positivi con la matrigna possono essere estremamente utili per un bambino. Si è scoperto, infatti, che possono portare a livelli più bassi di disagio psicologico, ansia, depressione e solitudine del bambino causati dalla mancanza della madre biologica. E questo si traduce anche in migliori risultati sociali e scolastici. Le matrigne, quindi, possono davvero dare un contributo unico al benessere di un bambino.

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