Antidepressivi in gravidanza: 17 cose da sapere
È una necessità più comune di quello che pensiamo: gli antidepressivi in gravidanza interessano molte donne, ma bisogna tener presente molte più cose rispetto ai comuni medicinali.
È una necessità più comune di quello che pensiamo: gli antidepressivi in gravidanza interessano molte donne, ma bisogna tener presente molte più cose rispetto ai comuni medicinali.
La questione relativa agli antidepressivi in gravidanza è ben più diffusa di quanto immaginiamo. Non se ne parla mai abbastanza, perché rappresenta ancora oggi un tabù – come gran parte delle problematiche relative alla mente, sempre, a torto, una discriminante, soprattutto nel mondo femminile, per via dei pregiudizi e l’ignoranza che attirano. La depressione capita e, per chi ne soffre, capita in gravidanza (e nel post-partum). Non si tratta di qualcosa che si deve ignorare, come quando si nasconde la polvere sotto al tappeto, ma la questione va affrontata con l’aiuto di personale medico adeguato.
Per non parlare di chi si mette a contestare su quale sia il parto migliore, se quello cesareo o quello naturale:
È importante, fondamentale, necessario rivolgersi al medico: è abbastanza grave ricorrere alla medicina fai da te in condizioni normali, non ci si fa autodiagnosi e autoprescrizioni quando si è incinte e si può nuocere al nascituro oltre che a noi stesse. Abbiamo quindi tradotto questi 17 consigli di Cosmopolitan, dati da Nancy Byatt, medico e professore associato all’università del Massachusetts.
Che si sia gravide o no, la depressione è molto comune, così come lo è assumere antidepressivi. La malattia colpisce un adulto su 7 e ne soffre ben il 18% delle donne incinte, anche se solo il 13% sceglie di informarsi su come trattare la depressione.
La depressione non va mai sottovalutata, ma in caso di gravidanza le conseguenze possono ricadere anche sul nascituro. Una mamma che soffre di depressione e non chiede a un medico come curarsi né si cura poi effettivamente rischia un parto prematuro e con esso malformazioni, ma anche problemi cardiaci, bimbi nati sotto peso. I neonati possono anche venir su irritabili e meno emotivi, attivi e attenti, rispetto a una mamma che non ha sviluppato la depressione in gravidanza.
In realtà anche i figli di chi prende gli antidepressivi in gravidanza possono sviluppare malformazioni, nascere prematuri, ma anche con un basso quoziente intellettivo, ipertensione, problemi respiratori. È una possibilità, secondo la dottoressa Byatt non ci sono prove al momento, per questo sono importantissimi gli esperimenti scientifici su antidepressivi e donne incinte. Gli scienziati però sospettano ci possa essere una corrispondenza.
Se i bimbi nati da donne che hanno assunto antidepressivi in gravidanza potrebbero essere a rischio incubatrice nei loro primi giorni, non c’è invece alcun rischio nel lungo periodo. In altre parole, dopo qualche giorno in incubatrice, non ci saranno ripercussioni future a causa dei medicinali. Ma bisogna ricordare di non essere leggere comunque: il rischio iniziale può essere e non è da poco.
Quel che è certo è che più il dosaggio degli antidepressivi è alto, più farà male al bambino. Per questo, durante la gravidanza è consigliato ricorrere solo al dosaggio minimo.
Il periodo della gravidanza più potenzialmente a rischio per l’assunzione degli antidepressivi è ovviamente il primo trimestre, in particolare tra la terza e l’ottava settimana, perché è in quel periodo che si formano nel feto gli organi più importanti e vitali. È un brutto affare: alcune di noi, in quelle settimane, non sempre riescono a capire o scoprire se sono già incinte.
Gli antidepressivi in gravidanza vengono trattati come talvolta i medici trattano le altre sostanze potenzialmente pericolose per il nascituro: non si può smettere di assumerli di punto in bianco. Tanto più che sono farmaci e vengono presi per una ragione specifica e grave come la depressione.
In pratica, si espone il nascituro alla depressione, oltre al fatto di averlo già esposto ai farmaci – come abbiamo detto prima, è difficile sapere di essere incinte nelle prime settimane, se non lo si è programmato. Nel migliore dei casi, è meglio provare a smettere di prendere antidepressivi – sempre se il medico è d’accordo – prima di cercare di concepire. Altrimenti è meglio ridurre il dosaggio, se la gravidanza giunge a sorpresa, e sempre sotto consiglio medico.
L’assenza di studi a tappeto sulla questione rende la materia abbastanza oscura. Solo i principali antidepressivi, quelli più comunemente usati, sono stati studiati durante l’assunzione in gravidanza.
La sostanza più pericolosa di tutte in gravidanza è la paroxetina, che è un farmaco che fa parte degli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina. La sua assunzione raddoppia il rischio di sviluppo di malattie cardiovascolari nel nascituro rispetto ad altri antidepressivi o nessun farmaco in assoluto.
Se si sta assumendo la paroxetina, non è comunque il caso di cambiare farmaco repentinamente. Non è il caso di fare esperimenti proprio in questo periodo della vita. È sempre bene parlarne con il proprio medico, lui saprà cosa è meglio.
O senza consultare il medico. È comprensibile che una donna che voglia concepire un bimbo senta il bisogno di smettere con gli antidepressivi. Ma così si espone alla depressione, all’ansia e all’infertilità, che qualcosa di impegnativo come concepire porta con sé.
Il rischioso connubio antidepressivi e gravidanza riguarda solo la donna. Non ci sono pericoli per il neonato se è l’uomo ad assumere questi farmaci nel periodo del concepimento.
La psicoterapia è davvero efficace su molti soggetti e può essere d’aiuto qualora si vogliano evitare gli antidepressivi in gravidanza. Ma non funziona sempre e con tutte: per questo, ancora una volta, il ruolo del medico è fondamentale.
È comprensibilissimo: assumere sostanze rischiose per il bimbo, mentre è nella nostra pancia, ci fa sentire in colpa. Ma non dobbiamo farlo, o aggraviamo solo la situazione. Depressione e sensi di colpa vanno a braccetto.
Al momento non c’è nessuno studio scientifico che evidenzi un collegamento tra l’assunzione di antidepressivi in gravidanza e l’autismo del bambino. Anzi, è un collegamento che alcuni definiscono addirittura meschino. Vedi alla voce sensi di colpa.
Sì, è vero, alcune sostanze finiscono nel latte materno e vanno al nostro bimbo quando lo allattiamo. Ma non dobbiamo aver paura di allattare, tanto più che ci sono antidepressivi che fanno per certo molto meno male di altri in questo caso. Il consulto medico sarà, come sempre, illuminante.
Vorrei vivere in un incubo di David Lynch. #betweentwoworlds
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