Colestasi Gravidica: Tutto Quello che c'è da Sapere Per Affrontarla Al Meglio

Tra le varie patologie che una donna può dover affrontare in gravidanza c'è anche la colestasi gravidica, malattia molto rara ma assolutamente curabile: sono sufficienti un'adeguata terapia, controlli medici periodici e un po' di attenzione alla dieta per tenerla sotto controllo ed evitare guai seri al nostro bambino! Ecco tutto quello che c'è da sapere su questa malattia poco conosciuta.

Alcune delle patologie o dei problemi strettamente collegati alla gravidanza non destano particolari allarmismi nelle future mamme perché sono piuttosto frequenti e ciascuna è ben preparata ad affrontarli; ma esistono anche problematiche legate alla gestazione molto meno conosciute e che perciò, se riscontrate, possono provocare non poca preoccupazione, dato che, essendo rare, se ne sa poco e ci si può trovare spiazzate rispetto al modo in cui contrastarle.

Una delle patologie di questo tipo è la colestasi gavidica o intraepatica (ICP), molto rara dato che si manifesta solo nell’ 1-2% delle gravidanze, la quale provoca prurito dapprima alle piante di piedi e mani, poi generalizzato; la colestasi di per sé non è grave per la mamma, ma non va assolutamente trascurata dato che, al contrario, può provocare a lungo termine danni al bambino.

Iniziamo con il capire cos’è l’ICP e quali sono i sintomi che la contraddistinguono, per imparare a conoscerla e a comprendere al meglio come affrontarla.

1.Cos’è la colestasi gravidica e quali sono i suoi sintomi

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Fonte: Web

Il termine “colestasi” si riferisce ad una condizione di rallentamento nel flusso della bile: si tratta, insomma, di un malfunzionamento della secrezione biliare, in cui si ha una vera e propria fase di stasi dei sali biliari nel fegato. Nello specifico, a causa dei mutamenti ormonali della gravidanza, il fegato non è in più grado di agire correttamente da filtro e la bile, la sostanza che aiuta l’intestino ad assorbire grassi e vitamine, fuoriesce dai condotti biliari ristagnando nel fegato stesso, mentre i sali biliari si disperdono in sangue e tessuti, determinando un’irritazione dei nervi periferici e provocando un forte prurito, accompagnato spesso, a livello epidermico, dalla comparsa di puntini rossi.

La colestasi intraepatica (chiamata spesso anche ostetrica) si manifesta principalmente attorno al 2° o 3° mese di gravidanza, e le sue cause sono ancora quasi del tutto sconosciute, anche se si presume attengano soprattutto agli ormoni della gravidanza, in particolar modo ad una maggiore ricettività verso gli steroidi, prodotti in questi mesi in quantità crescenti: estrogeni, progesterone e corticosteroidi potrebbero determinare un accumulo di bile a livello epatico.

I sintomi, evidenziati da informazionimediche.com, possono includere, oltre al prurito intenso:

  • urine di colore scuro
  • feci di colore chiaro
  • occhi e pelle gialli

Spesso, tuttavia, l’unico sintomo veramente riconoscibile è il fortissimo prurito a mani e piedi, maggiore in particolare durante la notte.

Essendo, come detto, una patologia piuttosto rara, ci sono poche probabilità di svilupparla, ma esistono comunque fattori di rischio:

  • una storia familiare in cui si sia già manifestata l’ICP
  • una gravidanza gemellare
  • precedenti danni al fegato
  • una gravidanza avuta con la fecondazione in vitro

La diagnosi può essere fatta tramite un esame fisico o l’invio, da parte del medico, di campioni di sangue in laboratorio per valutare la funzionalità del fegato e la quantità di sali biliari; più raramente è previsto un esame ecografico.

2. Conseguenze e terapia della colestasi gravidica

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Fonte: Web

Come abbiamo anticipato, la colestasi gravidica intraepatica non comporta complicazioni estremamente gravi per le future mamme, le quali possono vedere temporaneamente interrotto l’assorbimento delle vitamine idrosolubili; il prurito solitamente scompare pochi giorni dopo il parto, ma è molto probabile che il problema si ripresenti con altre gravidanze.

Più pericolosa è la situazione del feto: se trascurata, l’ICP può condurre – anche se le cause non sono ancora ben note – a parti prematuri o, peggio, a sofferenza fetale, morte neonatale o morte endouterina: questo perché l’accumulo di acidi biliari nel sangue riduce la sintesi di surfattante polmonare, la sostanza prodotta dal bambino che sviluppa la sua maturità polmonare permettendogli di respirare in autonomia; l’ICP può inoltre esporre il bambino all’inalazione di meconio, una sostanza che riveste il suo intestino durante la gravidanza, portandolo in seguito a problemi di respirazione.

La terapia è tesa sia a dare sollievo dal prurito che a prevenire queste eventuali complicazioni. Il farmaco consigliato in questi casi è l’acido ursodesossicolico (USDA), utile a ridurre il prurito e l’assorbimento della bile (medical.net); il prurito può essere diminuito anche con creme con corticosteroidi o impacchi di acqua tiepida, ma non si deve mai procedere con un’automedicazione. Per prevenire i rischi al bambino, invece, occorre monitorare costantemente la situazione con esami del sangue ad intervalli periodici ed ecografie ma, anche laddove gli esami prenatali appaiano normali, il medico talvolta può suggerire un’anticipazione del parto tramite l’induzione del travaglio, al fine di evitare radicalmente l’insorgere di complicazioni.

3. La dieta da seguire per chi soffre di colestasi gravidica

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Fonte: Web

Al fine di favorire l’assorbimento dei sali biliari e quindi prevenire le cause della colestasi gravidica è consigliabile bere almeno 1,5 o 2 litri di acqua al giorno e seguire una dieta equilibrata, povera di grassi: da evitare quindi insaccati, fritti e, in generale, tutti quei cibi che richiederebbero un forte lavoro al fegato

Come vedete, anche se molte patologie sono poco note non bisogna farsi prendere dal panico: la cosa più importante per affrontare serenamente i nove mesi di gravidanza è monitorare regolarmente il proprio stato di salute e quello del bebè, in modo da poter agire in tempo per evitare qualunque tipo di problema.

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