Coronavirus: "Come si vive la reclusione in casa con un figlio autistico"
"E allora ho deciso. Oggi facciamo anche noi un bel disegno. Disegniamo anche noi un arcobaleno e sotto scriviamo che Sofia ci manca."
"E allora ho deciso. Oggi facciamo anche noi un bel disegno. Disegniamo anche noi un arcobaleno e sotto scriviamo che Sofia ci manca."
La legge di Murphy dice: se qualcosa può andar storto, andrà storto. Anche se prima andava benissimo, aggiungo io.
La quarantena da coronavirus si fa sentire anche e soprattutto per noi, anche se io ho da sempre lavorato in smart working e siamo sempre usciti molto poco. Tuttavia, con un bimbo come Francesco la solita quotidianità ci manca eccome e il rischio regressione, sia dal punto di vista del linguaggio che del comportamento, è dietro l’angolo: in questi giorni Francesco è una miniera di capricci. Le cose che ci mancano molto sono la scuola e la terapia.
Un bambino autistico ha bisogno di tante cose, ma soprattutto di essere guidato capillarmente e Francesco aveva trovato nella scuola e nella terapia luoghi e persone che ama, con cui gioca e soprattutto con cui fare progressi. Pur non trovandoci in una delle località che hanno ben presto fatto parte della zona rossa, siamo parzialmente in quarantena dal 23 febbraio. È da allora che sono state chiuse le scuole, salvo una giornata di pausa in cui Francesco è stato davvero felicissimo di tornare a vedere maestre e amichetti.
La cosa peggiore è che questa settimana anche il centro in cui Francesco fa la terapia è stato chiuso. E non si sa quando riaprirà. È abbastanza dura, tanto più che sta imparando a memoria tutti gli esercizi del parent training. È questo il risvolto terribile della quarantena, il fatto che le terapie non possano essere effettuate. Questo vale per noi e ancor peggio per altre persone che soffrono per una malattia a livello fisico, cui va continuamente il mio pensiero.
Vorrei che finisse presto. Io lo capisco, lo capisco profondamente che è giusto così, che continuare con tutte le nostre attività umane sarebbe un rischio per la salute e per la vita di moltissime persone. Quello che mi fa rabbia è che non tutti ne sono consapevoli, che non tutti si stanno preoccupando per gli altri. Per questo invito chi ancora ha sottovalutato i rischi per se stesso e per gli altri a stare a casa: prima ne usciremo, prima Francesco potrà tornare a fare terapia. Prima finirà, prima si potrà tornare alla propria chemioterapia, a effettuare le visite di routine per i malati cronici, e così via.
Ma com’è la nostra vita in questi giorni? In casa siamo in tre e il mondo esterno ci manca tanto. Non tanto a noi adulti che ci bastiamo a vicenda, quanto a Francesco, che il massimo che fa è stare un po’ in balcone con me a leggere libri oppure in cortile a fare qualche giro con la sua bicicletta con le rotelle. Ogni tanto mi chiede di essere portato allo scivolo: gli ho dovuto dire che è rotto, torneremo al parco quando lo scivolo sarà aggiustato.
Ogni tanto guardiamo sui social foto e video di bambini intenti in varie attività, come i figli dei vip oppure la sua attuale “fidanzatina”, Sofia. Francesco e Sofia, pur essendo separati da una strada, non possono vedersi in questi giorni per ovvi motivi (tanto più che si abbracciano in continuazione, è difficile far capire ai bimbi le distanze di sicurezza). Ha visto su WhatsApp la foto di Sofia in cui disegna un arcobaleno e mi ha detto che è bella.
E allora ho deciso. Oggi facciamo anche noi un bel disegno. Disegniamo anche noi un arcobaleno e sotto scriviamo che Sofia ci manca. In questi giorni Francesco compie 4 anni. Avrà la torta che riuscirò a fargli per il momento, i festeggiamenti sono rimandati a quando l’arcobaleno spazzerà via per davvero il coronavirus. E allora ci sarà la torta con i compagni di scuola e una festicciola a casa con gli amici. E soprattutto con Sofia, che potrà di nuovo abbracciare, stavolta in tutta sicurezza. Dobbiamo solo resistere pensando alle persone cui vogliamo bene, che ci vogliono bene.
Vorrei vivere in un incubo di David Lynch. #betweentwoworlds
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