Perché ho deciso di mandare mio figlio alla scuola steineriana
La scuola steineriana si avvale di un metodo e di principi particolari: ecco cosa c'è da sapere se ci si vuole avvicinare.
La scuola steineriana si avvale di un metodo e di principi particolari: ecco cosa c'è da sapere se ci si vuole avvicinare.
Quando si avvicina l’età per cui i nostri figli iniziano ad avere bisogno di un’istruzione, tanti interrogativi corrono nella nostra testa. Il primo di questi è: scuola pubblica o privata? Per chi sceglie un’istruzione privata per la propria prole, ci sono una serie di ipotesi da vagliare.
La prima, la più diffusa sul territorio italiano è ovviamente la scuola Montessori. Ma esistono anche altre scuole private, spesso ritenute affini al metodo Montessori: parliamo della scuola steineriana o scuola Waldorf – presente nel Belpaese con decine di istituti.
Si tratta di istituti che si avvalgono dell’approccio educativo ideato all’inizio del Novecento da Rudolf Steiner e che è basata sull’antroposofia, o filosofia umana. Gli studi possono iniziare fin dalla prima infanzia e terminare a 18 anni – ma si impara a leggere e a scrivere un po’ dopo rispetto alla scuola pubblica, cioè dai 7 anni in su.
In queste scuole, inoltre, un grosso ruolo viene giocato dalle rappresentazioni teatrali, presenti negli insegnamenti fin dalla più tenera età, sia per una questione di approccio creativo, sia per una questione di approccio sociale, così come i concerti e le mostre.
Tutto in questi istituti è basato su quella che prende il nome di triarticolazione sociale, secondo cui l’uomo è composto da corpo/volontà, anima/sentimento e spirito/pensiero. Nel corso delle lezioni questi tre aspetti sono sempre tenuti in considerazione, ma, in base alle età e alle inclinazioni del singolo alunno, ce ne sono alcuni che risultano preponderanti – per questo alcuni ritengono gli insegnamenti steineriani lacunosi. Sì, perché a ognuno di questi aspetti corrispondono dei gruppi di materie: corpo/volontà fanno capo alle materie pratico-artigianali, ad animo/sentimento quelle artistiche, a spirito/pensiero quelle cognitivo-intellettuali.
In queste scuole inoltre non esistono le bocciature e fino all’ottava classe – che corrisponde più o meno ai 14 anni di età degli studenti – non sono date valutazioni a fine anno, ma solo una pagella che parli del carattere e delle inclinazioni dello studente, oltre che del metodo di studio acquisito.
EuropaToday racconta come all’inizio del 2019 le scuole steineriane del Regno Unito sono finite al centro di un’inchiesta governativa – questi istituti sono sovvenzionati dallo stato – per assicurarsi delle tutele dell’infanzia e dell’istruzione che i bambini ricevevano. Sei di questi istituti sono stati ritenuti inadeguati per via di trattamenti fisici inadeguati e gli ispettori hanno raccolto anche molte lamentele dei genitori. In generale, le scuole Waldorf sono spesso oggetto di discussione in alcuni Paesi del mondo per l’efficacia dell’istruzione e la loro neutralità: nell’occhio del ciclone ci sono spesso le presunte lacune di apprendimento e il comportamento imposto alle famiglie anche in casa.
Tra questi Paesi non c’è però l’Italia: qui le scuole Waldorf sono tenute in gran conto e i dubbi sono limitati al mondo cattolico – che invece nella scuola pubblica gioca sempre un grosso ruolo per via dei Patti Lateranensi.
La scuola steineriana è un istituto privato – a meno che non ci siano insegnanti nella scuola pubblica che, singolarmente, per passione personale magari, ne abbiano abbracciato i principi – e quindi comporta dei costi. Il prezzo delle rette cambia in base a una serie di variabili, tra cui il costo della vita, grandezza dell’istituto e conseguenti spese, eventuali agevolazioni pubbliche e così via di città in città, esattamente come accade per altri istituti privati.
Sul blog Vivere Semplice, una mamma racconta il perché, dopo aver mandato i primi due figli alla scuola steineriana, non l’abbia fatto con il suo terzogenito. La donna racconta di come quest’istituzione abbia cambiato i loro assetti famigliari in meglio: il terzogenito è nato in una casa che aveva già un’impostazione steineriana e quindi la madre non ha ritenuto necessario proseguire anche con quest’impostazione a scuola, scegliendo per lui invece un istituto pubblico. La donna enumera anche, dal suo punto di vista, tutta la bellezza degli insegnamenti steineriani:
Scoprire questa pedagogia – scrive – ci ha permesso di dare valore a tante cose che di solito non vengono considerate: lasciare spazio al gioco, dare tempo ai bambini di imparare con ritmi più umani, smettere di sovrastimare voti e performance scolastiche, guardare solo al risultato e perdersi l’importanza del processo, valorizzare l’errore, osservare in silenzio i comportamenti dei bambini che non capiamo, offrire loro bellezza, costruire con loro, lasciarli lavorare con il colore e con tutti i materiali, osare. Avere paura, anche, paura di fare qualcosa di troppo diverso dagli altri.
Vorrei vivere in un incubo di David Lynch. #betweentwoworlds
Cosa ne pensi?