Come riconoscere la sesta malattia?
La sesta malattia è la meno nota fra le malattie esantematiche. Eppure, è molto frequente nei bambini dai 6 mesi e fino a 2 anni, mentre è rara nell'età adulta.
La sesta malattia è la meno nota fra le malattie esantematiche. Eppure, è molto frequente nei bambini dai 6 mesi e fino a 2 anni, mentre è rara nell'età adulta.
Se morbillo o varicella sono malattie piuttosto note, la sesta malattia è invece una patologia sconosciuta a molti, ma che non è rara nei neonati.
Di cosa parliamo? Chiamata anche esantema critico, la sesta malattia fa parte, come suggerisce l’altro nome, delle malattie esantematiche che, seppur poco considerata, dovrebbe invece essere valutata alla stregua delle “parenti” famose, appunto morbillo, varicella e quinta malattia.
Le malattie esantematiche sono così chiamate perché provocano un esantema, ossia un’eruzione cutanea, caratterizzata dalla comparsa, in quantità numerosa, di piccole macchioline sulla pelle, di un colore che va dal rosa tenue al rosso. Assieme all’esantema possono essere presenti anche altri sintomi, come scolo nasale, congiuntivite, febbre, o tosse.
Se i neonati generalmente sono immuni da questi problemi, dato che sono protetti grazie agli anticorpi di origine materna ricevuti attraverso la placenta, i bambini dal sesto mese in poi sono piuttosto vulnerabili rispetto a questa malattia, che si trasmette attraverso la saliva e il muco.
La sesta malattia è frequente soprattutto nei cambi di stagione, in primavera e autunno, ed è causata dal virus HHV-6 o HBLV, l’herpes virus umano del gruppo B, della famiglia degli Herpes virus, la stessa, per intenderci, cui appartiene il virus responsabile della varicella.
Il bambino si ammala nel momento in cui entra in contatto diretto con il muco e la saliva di un bimbo infetto, oppure quando inala le goccioline respiratorie emesse da un piccolo già malato, ad esempio attraverso la tosse, gli starnuti o anche semplicemente parlando. I bambini che frequentano il nido sono particolarmente a rischio, dato che le probabilità di contagio aumentano stando in gruppo, e che la malattia riguarda quasi esclusivamente i bebè di età compresa fra i sei mesi e i due anni.
La sesta malattia ha un’incubazione compresa tra i 5 e i 15 giorni, perciò, anche se il piccolo ha già contratto il virus, i primi sintomi compaiono solo a distanza di tempo, generalmente quando sono passati dai 9 ai 10 giorni dal contagio.
Fra i sintomi principali che possono farci pensare alla sesta malattia abbiamo senza dubbio la febbre alta, sui 39°-40° C, che nei bambini predisposti può persino scatenare convulsioni; si ha poi un malessere generale, accompagnato da dolore, bruciore e arrossamento alla gola, da congiuntivite, congestione nasale, gonfiore alle ghiandole del collo e irritabilità. Solo in un secondo momento compaiono gli esantemi, ovvero le macchie. Dopo tre-cinque giorni, infatti, contemporaneamente all’abbassarsi della temperatura la pelle si riempie di macchioline di colore rosa pallido, talvolta leggermente in rilievo e grandi quanto una capocchia di spillo. Le prime zone a essere colpite sono il tronco e il collo, seguite dall’attaccatura di gambe e braccia, e infine dal viso.
Le macchie in genere non provocano prurito né desquamazione, e scompaiono spontaneamente nel giro di 24 -48 ore. Il bambino resta contagioso dai tre giorni prima della comparsa della febbre fino a due giorni dopo la comparsa delle macchioline cutanee.
La sesta malattia comunque non richiede cure specifiche, può essere previsto un semplice trattamento a base di antipiretici, per abbassare la temperatura, ed eventualmente sciroppi e spray per il dolore alla gola. I genitori devono ricordare di idratare il piccolo con acqua, età, succhi (in base all’età) per contrastare la perdita di liquidi dovuta alla febbre, e di rivolgersi al pediatra o al Pronto Soccorso solo in presenza di convulsioni.
La sesta malattia in gravidanza non presenta un vaccino efficace per la sua prevenzione. È, come detto, estremamente improbabile contrarla in età adulta, ma occorre sottolineare che eventuali reinfezioni del virus non comportano alcun pericolo in gravidanza. Nell’eventualità – remota – che venga contratta durante l’attesa, anche la sesta malattia, come tutte le infezioni virali, implica però potenziali rischi di aborto e malformazioni per il feto. Sono, comunque, rischi irrilevanti a livello statistico rispetto ad altre malattie, come rosolia o citomegalovirus, decisamente più pericolose in gestazione.
Giornalista, rockettara, animalista, book addicted, vivo il "qui e ora" come il Wing Chun mi insegna, scrivo da quando ho memoria, amo Barcellona e la Union Jack.
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