Il sogno di diventare madre spesso si scontra con situazioni oggettive che ne rendono difficoltosa la realizzazione, come l’infertilità, o la mancanza di un partner. Eppure, sono sempre più numerose le donne che scelgono di non rinunciare al loro desiderio e sono disposte a tutto pur di riuscire a intraprendere il percorso della maternità, rivolgendosi a cliniche specializzate nella fecondazione assistita.

Naturalmente, talvolta esistono limitazioni, stabilite per legge, rispetto alle tecniche cui  potersi sottoporre o alle fattispecie per cui la fecondazione assistita è consentita: nel nostro paese, ad esempio, non è possibile per una donna single farvi ricorso. Questo, tuttavia, non ferma le donne intenzionate ad avere un figlio pur senza essere in una relazione o sposate, che sono disposte a rivolgersi all’estero, nei paesi dove invece la maternità da single è concessa, per ricevere i trattamenti.

Belgio, Regno Unito, Danimarca, Grecia, sono gli stati europei dove attualmente è possibile recarsi per ricevere consulenza medica e servizi specifici per inseminazione artificiale, fecondazione assistita e in vitro, donazione di ovociti e di liquido seminale. Oltre, ovviamente, alla Spagna, dove l’articolo 6 della legge 14/2006, relativa alle tecniche di riproduzione umana assistita, amplia appunto la possibilità di ricorrere a tali tecniche anche a donne che non hanno un partner o il cui partner è una donna.

Sul sito di Eugin, uno dei più importanti gruppi ospedalieri nel settore con sede a Barcellona, ad esempio, si legge che l’opportunità è garantita a

Qualunque donna con più di 18 anni e con piena capacità giuridica […] a condizione che abbia prestato il consenso scritto al suo utilizzo in modo libero, consapevole ed esplicito. La donna può essere utente o ricevente delle tecniche di cui al presente atto a prescindere dal suo stato civile e orientamento sessuale.

Il proliferare di queste cliniche, conseguente, logicamente, a una sempre maggiore richiesta, sono la testimonianza più viva del fatto che ci sia un rapido cambiamento sociale in atto, in cui anche la famiglia monogenitoriale deve essere necessariamente inquadrata nell’ottica dei diritti e dei doveri riconosciuti a ciascun nucleo familiare, non come un’eccezione rara ma come una possibilità, da equiparare in tutto e per tutto alle famiglie “tradizionali”. E, sebbene l’Italia ancora non sembri essersi adeguata a questa nuova tipologia familiare, sono davvero molte le donne italiane, single, che ogni anno si recano all’estero, in primis proprio in Spagna, anche per via dei costi più contenuti, per affidarsi alle cure di queste cliniche specializzate nella Fivet e nelle altre tecniche riproduttive artificiali.

Numeri importanti

In termini di cifre, di quante donne stiamo parlando? Lo spiega Rita Vassena, direttrice scientifica della clinica Eugin di Barcellona, intervistata da TPI.

Nel 2016 abbiamo seguito 125 donne single italiane, di un’eta media di 40 anni. Numeri che negli anni sono cresciuti e che sono destinati ad aumentare.

Aggiunge Giuliana Baccino, vice direttrice e psicologa della clinica Fiv di Madrid, che da 25 anni si occupa di ricerca nel campo della riproduzione:

Le mamme single italiane rappresentano circa il 10 per cento dei trattamenti che in totale realizziamo in un anno. L’età media è di 34 anni, mentre la mediana è 40 anni. Le donne ci consegnano un documento con una dichiarazione del loro stato civile e poi si procede con la scelta del trattamento e delle varie analisi cliniche.

Il fatto che siano molte le donne italiane che si rivolgono alle cliniche spagnole è confutato anche dal fatto che sia presente, all’interno della struttura, personale che parla italiano, oppure che esistano anche versioni dei siti Web nella nostra lingua.

L’iter per procedere con i trattamenti, naturalmente, cambia per ogni struttura, in ragione anche delle singole esigenze dei pazienti.

L’iter in Spagna

Fonte: web

Per quanto riguarda la Eugin, ad esempio, spiega Vassena, vengono richiesti alla donna diversi esami clinici eseguibili anche in Italia, alcuni dei quali dietro prescrizione medica, prima di fissare degli incontri in clinica. Dopodiché, si inizia con la ricerca di un possibile donatore, individuato sulla base della compatibilità genetica con il corredo cromosomico della donna (in modo da ridurre al minimo le possibilità che il bambino sviluppi malattie frutto di combinazioni sbagliate) il quale rimarrà sempre anonimo. Anche per questo la Spagna è diventata la meta preferita per chi vuol ricorrere a fecondazione assistita, dato che nel Regno Unito – prima altra destinazione ideale per le donne single –  il numero dei donatori  si è abbassato dopo che è stato concesso, ai figli nati da donazioni, di poter risalire all’identità dei padri biologici.

Il percorso dura in media un anno, ma i tempi dipendono da diversi fattori, legati anche allo stato di salute della futura mamma. Anche il costo varia a seconda dei trattamenti, passando dai 2 mila euro per l’inseminazione artificiale ai 6 mila per operazioni più complesse.

Riportiamo ora le testimonianze, trovate su Tpi.it di due donne single italiane che hanno scelto di andare all’estero proprio per cercare la maternità che nel loro paese non è permessa.

Francesca

Fonte: web

Insegnante di asilo nido di Torino, la trentaduenne Francesca andrà a Barcellona il prossimo agosto. Per fortuna, ha trovato comprensione sia da parte delle colleghe che nell’ambito familiare.

Avrò questo bambino da sola, è una decisione che ho maturato nel tempo, questo tipo di iter richiede esami e lunghi periodi di attesa durante i quali ho avuto modo di riflettere.  Anche i trattamenti possono essere invasivi e richiedere gli esami in Italia non è semplice, la burocrazia italiana complica le cose e non tutti i medici di base sono disposti a prescriverli se vengono a conoscenza della verità sulle nostre intenzioni. Bisogna essere molto convinti per procedere in questo percorso.

Francesca ha persino dovuto mentire alla sua dottoressa italiana per far sì che le prescrivesse gli esami:

Le ho detto che erano due anni che io e il mio compagno provavamo ad avere bambini, per questo volevo fare dei controlli ormonali, altrimenti non avrebbe accettato che da donna single stessi cercando di avere un figlio. Ho pensato bene al fatto che sarò sola quando il bimbo starà male, quando lo si dovrà accompagnare in giro, quando vedrà i suoi compagni con entrambi i genitori, ma come ce l’hanno fatta le altre madri sole possono farcela anche io. Sarò chiara e sincera fin da subito con lui o lei, e gli racconterò tutto non appena sarà in grado di capire, lavoro con i bambini e so che la loro felicità dipende dal clima di amore e serenità che possono trovare in casa, so che la sincerità sarà premiata e che i bambini vedono le cose in modo molto più semplice di noi adulti.

Paola

Fonte: web

Paola Calvi, una mediatrice culturale napoletana, desidera continuare con il progetto della maternità nato quando ancora stava con la sua compagna, e si sta perciò sottoponendo alle cure ormonali, seguita da una clinica belga.

Sarebbe molto più semplice se l’Italia aprisse a questa opportunità: oggi ci troviamo a dover andare all’estero per poter creare una famiglia, che sia da sole o in coppie omosessuali, perché il nostro paese fa finta di non vedere quello che accade, nonostante le credenze comuni. Io so che non sarò sola, ci sarà la mia famiglia, i miei amici e le persone che hanno accettato il mio modo di vivere.

La speranza, però, naturalmente, è anche quella di ritrovare una compagna che condivida il suo stesso progetto di vita, e sappia dare al bambino il medesimo amore, anche se Paola non lo reputa indispensabile per sentirsi completa.

Se non dovesse accadere, presto o tardi che sia, la cosa non mi spaventa. Il lavoro che faccio mi ha permesso di conoscere tante realtà familiari differenti, e so che l’amore di un unico genitore può crescere un bimbo sereno e felice anche più di quelle coppie infelici, litigiose o problematiche che tanta instabilità donano agli uomini e alle donne di domani.

 

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