Se parliamo di fertilità, il tempo è un fattore critico. Non solo, infatti, per una donna le possibilità di concepire e portare a termine una gravidanza si riducono progressivamente a partire dai 35 anni, ma l’età ha un impatto anche sulla fertilità maschile.

Secondo uno studio del Beth Israel Deaconess Medical Center e dell’Harvard Medical School di Boston, infatti, anche l’età del partner maschile ha un «impatto sostanziale» sulla capacità di avere figli, almeno quando si parla di fecondazione assistita: negli uomini sopra i 35 anni, l’aumento dell’età era associato a una minore incidenza di nati vivi.

Per questo, il numero di persone che decide di crioconservare (o, per dirla più semplicemente “congelare”) i propri gameti è in crescita, nonostante si tratti di una procedura costosa, con cifre che vanno da 7.000 a 8.000 sterline nel Regno Unito, da 10.000 a 20.000$ negli Stati Uniti e tra i 3 e i 4000€ in Italia, senza contare il costo del mantenimento annuale. Una crescita che, secondo la BBC sarebbe aumentata sensibilmente durante la pandemia, quando molte cliniche per la fertilità hanno registrato un enorme aumento di interesse per le procedure di congelamento degli ovuli.

Il motivo di questo interesse è evidente: facciamo figli sempre più tardi e con la pandemia la paura di non trovare un partner con cui “mettere su famiglia” ha spinto le persone a correre ai ripari. Per non correre il rischio di scoprire che “è troppo tardi” di fronte a una gravidanza desiderata che non arriva, molte donne hanno quindi deciso di sottoporsi a un ciclo di stimolazione ovarica e al prelievo di ovociti, che sono stati successivamente congelati (o, in alcuni casi, fecondati e poi congelati come embrioni). Ma c’è anche chi ha fatto ricorso alla crioconservazione per preservare la propria fertilità prima di sottoporsi a trattamenti oncologici, come la chemioterapia.

Eppure, dicono i risultati di uno studio condotto da un centro di fertilità statunitense, il New York University Langone Fertility Center, e pubblicato sulla rivista Fertility and Sterility, la maggior parte di queste donne sono destinate a rimanere deluse. I dati, infatti, mostrano che molte donne non sono rimaste incinte a causa dell’età in cui hanno congelato i loro ovuli o perché non ne hanno conservati abbastanza.

Molte donne sono eccessivamente ottimiste riguardo alle loro possibilità di avere un bambino quando congelano le loro uova. Non è, come molti presumono, una polizza assicurativa.

ha spiegato la Dottoressa Marcelle Cedars, presidente dell’American Society for Reproductive Medicine al New York Times. Invece,

il tasso di gravidanza non è così buono come penso che molte donne credano che sarà. Dico sempre ai pazienti: ‘Non c’è un bambino nel congelatore. C’è la possibilità di rimanere incinta”.

Secondo lo studio condotto dalla dottoressa Sarah Druckenmiller Cascante della NYU Langone e dal dottor James Grifo, direttore del centro di fertilità, l’età media in cui le donne hanno crioconservato i loro ovuli era di 38,3 anni. In media, hanno aspettato quattro anni per procedere con l’IVF.

La possibilità complessiva di un parto vivo dagli ovuli congelati era del 39%. Ma tra le donne che avevano meno di 38 anni quando hanno congelato gli ovociti, il tasso di natalità era del 51%. Addirittura, arrivava al 70% se nel caso di donne con meno 38 anni che hanno scongelato 20 o più ovuli.

L’età della donna al momento della procedura di fecondazione e transfer non ha influenzato i risultati: a fare la differenza era quanti anni aveva una donna al momento della crioconsrvazione e il numero di ovuli congelati.

A confermare i dati dello studio ci sarebbero anche quelli del dottor Alan Penzias, uno specialista della fertilità presso la Boston IVF Fertility Clinic e il Beth Israel Deaconess Medical Center, che è presidente del comitato di pratica dell’American Society for Reproductive Medicine, che ha spiegato al NYT come i risultati del suo centro sono coerenti con lo studio della NYU. Nella sua clinica, ha detto, le donne che hanno congelato i loro ovuli avevano solo un terzo delle possibilità di avere un bambino, aggiungendo

La consulenza dovrebbe essere chiara sul fatto che non vi è alcuna garanzia e che il valore del ritardare la nascita di un figlio deve superare il beneficio del ritardo.

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