Punizioni corporali: l'insegnamento perverso del "ti faccio male per il tuo bene"

In Italia, le punizioni corporali sono vietate dalla legge nelle scuole, ma sono ancora molto diffuse in famiglia. Nella maggior parte dei paesi Europei sono vietate in qualsiasi ambiente, mentre negli Stati Uniti sono legali, e utilizzate, sia in famiglia che a scuola. Secondo gli studi degli ultimi decenni, i danni a lungo termine che arrecano non giustificano in alcun modo il loro impiego.

In alcune famiglie le punizioni corporali sono la risposta più veloce e più frequente a un comportamento che devia rispetto a quando richiesto. In altre famiglie, sono un’eccezione comunque accettata. Per alcuni genitori sono assolutamente bollate come risposta educativa errata. Chi ha ragione?

Con la definizione “punizioni corporali”, innanzitutto, si identifica un atto volto a creare dolore nella vittima al fine di punirla per un comportamento errato o per scoraggiare un atteggiamento futuro.

Rientrano in questa definizione schiaffi, sculacciate eseguite con le mani o con l’ausilio di oggetti, percosse di vario genere, ma per alcune correnti di pensiero sarebbero da includere anche gesti come strattonare, trattenere con forza o scuotere. È chiaro che non intendiamo punizioni più gravi, che possono rientrare appieno nella categoria di violenze domestiche (e non) le quali sono sempre e comunque da condannare; e con “gravi” non intendiamo solo dal punto di vista fisico (anche la violenza psicologica può essere devastante) bensì tutti quegli atti che valicano ogni possibile limite “accettabile”, per ci quali non vi è nemmeno da discutere se siano leciti o meno.

I genitori che adottano le punizioni corporali come metodo educativo spesso si trincerano dietro alla frase “Siamo tutti sopravvissuti a qualche schiaffo dei nostri genitori, hanno fatto bene a darceli se ce li meritavamo”.

In effetti, chi ha subito questo trattamento da piccolo è maggiormente portato a metterlo a sua volta in atto una volta diventato genitore.

Punizioni corporali nel passato: a scuola e a casa

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fonte: pixabay

La legittimazione delle punizioni corporali si perde nella notte dei tempi. Utilizzate e promosse addirittura nei testi sacri, come la Bibbia, hanno trovato momenti di enorme sviluppo sia in epoca Classica che durante il Medioevo.

A dir la verità, solamente negli ultimi decenni ci si dedica alla formazione di educatori e genitori che sappiano mettere in atto altri strumenti educativi, più rispettosi del bambino.

Chi non si ricorda la celebre scena del film L’attimo fuggente in cui il ribelle Nuwanda viene punito per il suo comportamento oltraggioso? Eppure, le vicende del film non si svolgono certo in una scuola Medioevale.

Punizioni corporali oggi: cosa dice la legge (e dove si praticano)

Il Consiglio Europeo è impegnato da anni in una campagna volta a mettere al bando le punizioni corporali, in ogni ambito. Nel sito internet del Consiglio Europeo sono numerose le indagini proposte ed è costante il monitoraggio di ciò che accade nei Paesi Membri dell’Unione.

Anche l’associazione Save The Children supporta e promuove numerose campagne internazionali per l’abolizione di queste pratiche. Nel frattempo, è invece opportuno ricordare che negli Stati Uniti le punizioni corporali sono legali, e largamente utilizzate, sia nelle scuole che in famiglia.

In Italia le punizioni corporali sono attualmente proibite nelle scuole, ma non in famiglia.

Sembra incredibile a dirsi, ma al contrario di ciò che è accaduto nella maggior parte degli stati Europei, in Italia non è mai stata approvata una legge che proibisca le punizioni corporali ai danni dei bambini all’interno della famiglia.

Punizioni corporali: efficacia e danni

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La punizione corporale è, in un qual modo, la risposta più veloce e più di risultato immediato che un adulto può mettere in atto. Si ritiene che sia più frequentemente messa in atto dai genitori che non hanno accesso ad altri sistemi educativi perché non li conoscono o perché ritengono troppo dispendioso in termini di tempo ed energia adottarli.

L’efficacia della punizione, se veramente esiste, è infatti solo sul breve periodo e consiste nel non far ripetere un determinato atteggiamento per paura, non perché si è interiorizzato un concetto.

Secondo alcuni studi canadesi piuttosto recenti, illustrati nel sito terapiapsicologica.eu dal Dott. Corsetti, ogni forma di punizione corporale rappresenta un rischio per lo sviluppo a lungo termine dei minori.

Gli studi hanno dimostrato che le vittime hanno una maggior probabilità di diventare aggressivi sia nei confronti dei coetanei, da piccoli, che nei confronti del partner e delle altre persone da adulti, perché la violenza subita è stata in qualche modo legittimata dai genitori. Perché, anche con le più buone intenzioni e per punire la più perfida malefatta, una punizione corporale manderà sempre implicito il messaggio che, per “farti del bene” posso “farti del male” e questa è una linea di pensiero potenzialmente molto pericolosa.

Non meno pericolose sono le correlazioni esistenti tra le punizioni corporali subite e la tendenza a sviluppare una dipendenza da adulti, da stupefacenti o alcool.

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