Sappiamo bene che, per varie ragioni, non tutte le donne e gli uomini riescono a concepire spontaneamente un figlio, e devono perciò affidarsi alla fecondazione assistita, che oggi comprende varie tecniche, dall’embriodonazione (in caso vengano donati spermatozoi provenienti da una banca del seme) all’ovodonazione, che invece, come suggerisce il nome, si basa sulla donazione di ovociti. Questa tecnica, infatti, consente di unire in vitro gli ovociti presi da una donatrice e gli spermatozoi prelevati dal partner. Quando si decide di farvi ricorso?

Ovodonazione: cos’è?

ovodonazione cos'è
Fonte: web

Quando viene riscontrata una funzionalità ovarica in esaurimento, la donna non produce più ovociti, o ne produce con una qualità compromessa; in circostanze del genere, l’unica possibilità per ottenere una gravidanza è quella di ricorrere a ovociti donati, che vengono inseminati in vitro con gli spermatozoi del partner, al fine di ottenere gli embrioni che verranno trasferiti nell’utero della donna e che potranno dare luogo alla desiderata gravidanza. Come spiega chiaramente il sito di fivmadrid, uno dei più importanti nelle tecniche di FIVET, il procedimento ha luogo in diverse fasi, a partire dalla selezione, con conseguente stimolazione ovarica, delle donatrici; in Spagna, ad esempio, queste vengono selezionate in base a rigorosi criteri medici, analitici e psicologici, secondo la legge 6/2006 e dal seguente RD 1301/2006.

La donatrice che supera questa selezione viene sottoposta a un trattamento di stimolazione ovarica simile a un ciclo di fecondazione in vitro, comprendente stimolazione ovarica, monitoraggi ecografici e pick-up; una volta estratti gli ovuli, questi possono essere donati immediatamente, oppure venire vetrificati e resi disponibili in un secondo momento.

Subito dopo si deve preparare l’endometrio della ricettrice, momento che si suddivide in due momenti. Si ha anzitutto la soppressione, che inizia circa il 21° giorno del ciclo, durante il quale viene effettuata un’iniezione di un analogo del GnRh, al fine di evitare che si produca un’ovulazione spontanea durante la fase di preparazione, che potrebbe danneggiare l’endometrio. Dopodiché si passa alla preparazione endometriale, ottenuta somministrando per via orale o transdermica del valerianato di estradiolo (in dosi comprese tra i 2 mg all’inizio del trattamento e 6 mg alla fine). Dopo 14 o 20 giorni dall’inizio del trattamento si fa un’ecografia per valutare l’endometrio, che dovrà essere nella fase proliferativa, in cui il medico osserverà il suo spessore e l’aspetto generale.

Quando la ricevente risulta pronta, viene assegnata la donatrice, e si procede con la fecondazione in vitro; il giorno successivo si valuta l’avvenuta fecondazione e si inizia a controllare lo sviluppo degli embrioni, poi, dopo un paio di giorni, gli embrioni selezionati vengono inseriti in una cannula sottile per essere trasferiti nell’utero della donna sotto controllo ecografico, in un procedimento che non richiede anestesia che dura massimo 20 minuti.

Le percentuali di successo dell’ovodonazione

Per stabilire le percentuali di successo della fecondazione assistita, occorre necessariamente distinguere tra i casi di fecondazione omologa, in cui vengono utilizzati i gameti della coppia, e quella eterologa, che richiede un donatore esterno; nel primo caso un fattore decisivo è rappresentato soprattutto dall’età materna, dato che, con il passare degli anni (dai 35 in poi), la fertilità tende a ridursi, e la qualità dello sperma ha invece un’incisione minore sulla probabilità di successo. Invece, se parliamo di ovodonazione le percentuali di successo in termini di ottenimento della gravidanza restano costanti, dato che la la legge prevede che le donatrici abbiano sempre una età compresa tra i 20 e i 35 anni. Il sito emBio, nel quadro di interventi effettuati dal 2008 al 2014, stabilisce una media di percentuali di successo che si attesta indicativamente tra il 65 e il 70%.

L’ovodonazione in Italia e all’estero

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Fonte: web

Se in paesi come la Spagna l’ovodonazione è legale già da molto tempo, e la prima legge sulla fecondazione assistita risale addirittura al 1988, in Italia la possibilità di fare ricorso alla fecondazione eterologa nel nostro paese è stata resa effettiva con le modifiche effettuate a una parte delle legge 40/2004 sulla procreazione assistita; questo ha permesso a molte coppie di ricorrere all’ovodonazione direttamente nel proprio paese, senza dover intraprendere un lungo e costoso viaggio all’estero.

Dal 9 Aprile 2014 è quindi possibile sottoporsi a ovodonazione anche in Italia, con il Ministero della Salute che ha emanato delle linee guida e il Consiglio Superiore della Sanità che ha approvato il Regolamento sulle donazioni. Per il momento la fecondazione eterologa è consentita, per legge, alle sole coppie eterosessuali, sposate o conviventi, e i gameti vengono conservati in banche del seme; tutte le donne di età compresa tra i 20 e i 35 anni e gli uomini tra i 20 e i 40 anni possono rivolgersi ai centri che si occupano di infertilità, dove le banche del seme sono presenti, e diventare donatori di gameti.

I prezzi per sottoporsi a fecondazione eterologa nelle cliniche private oscillano tra i 2500 e i 3000 €, ma, dopo l’abolizione della legge 40, anche le strutture pubbliche possono eseguire questo tipo di trattamento, e il prezzo del ticket varia da regione a regione. Ecco qualche esempio della situazione attuale in Italia, tratto da fecondazioneeterologaitalia.it:

  • In Liguria si ipotizza un ticket da pagare sulla base del reddito.
  • In Toscana si parla di 500 euro.
  • L’Emilia Romagna opta per la gratuità.
  • In Piemonte e Lombardia – dove non c’è ancora nessuna delibera – le ipotesi sono rispettivamente di un ticket da 600 euro e di uno sulla base del reddito.
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