Il progesterone, prodotto dalla corticale del surrene, ma anche da corpo luteo e placenta, è un ormone essenziale nel processo di riproduzione, che interviene in maniera importante sia sulla regolarità del ciclo mestruale, anche per chi cerca un’eventuale fecondazione, che su fasi diverse della gravidanza: infatti, oltre che a inizio gestazione, il progesterone si può ripresentare anche alla fine della gravidanza, in caso di rischio di parto prematuro.

Cerchiamo dunque di capire meglio cos’è e a cosa serve il progesterone.

A cosa serve il progesterone

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Nel corso della gravidanza il progesterone viene prodotto in quantità elevate dalle ovaie e dalla placenta, e svolge un ruolo fondamentale nella prime settimane di gestazione, dato che favorisce l’annidamento dell’ovocita fecondato, e consente la generazione della placenta agendo come miorilassante verso la muscolatura dell’utero.

Con gli estrogeni, questo ormone esercita un’azione protettiva nei confronti dell’endometrio, inibisce la maturazione di nuovi ovuli da parte dei follicoli, e predispone anche le ghiandole mammarie all’allattamento. Fra le sue funzioni c’è anche quella di consentire la dilatazione dell’utero, il quale perciò cresce di pari passo con lo sviluppo del feto.

Nella donna in età fertile è inoltre un buon indicatore del corretto andamento del ciclo mestruale, e monitorare il livello di progesterone, assieme a quello di estradiolo, consente anche di valutare l’ovulazione; il progesterone, infatti, è praticamente nullo nella fase follicolare, e va aumentando prima dell’ovulazione, per arrivare al massimo della concentrazione durante la fase luteale.

Progesterone in gravidanza

progesterone in gravidanza
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Nel corso della gravidanza la produzione di progesterone aumenta progressivamente fin dal primo trimestre, subendo un incremento fra il quarto e il sesto mese, per poi diminuire gradualmente nell’ultimo trimestre. La concentrazione di progesterone in gravidanza viene attentamente monitorata, poiché livelli bassi dell’ormone sono spesso associati ad aborti, parti prematuri e gravidanze extrauterine; ecco perché, al fine di scongiurare questi rischi, il ginecologo potrebbe anche ritenere opportuno far assumere alla donna incinta integrazioni di progesterone, al fine di inibire le contrazioni uterine che potrebbero causare distacchi di placenta o arrecare danni al feto.

Ad esempio, il ginecologo potrebbe prescrivere del progesterone nelle prime settimana di settimane, qualora la prima ecografia dovesse evidenziare un lieve distacco o si verificassero perdite ematiche anomale; aumentarne i valori, infatti, significa favorire l’impianto dell’embrione nelle pareti uterine contribuendo a creare un ambiente favorevole alla gestazione. Chi non è d’accordo con la prescrizione di progesterone in gravidanza sostiene che la sua assunzione non farebbe altro che ritardare la diagnosi di un aborto già concluso e ormai irrecuperabile, ma il dibattito sul tema è ampiamente aperto.

In ogni caso, uno studio americano pubblicato qualche anno fa evidenziava come il progesterone avesse dimostrato di essere efficace per il buon proseguimento della gravidanza a rischio minacciata da fattori immunologici, carenza di luteina, ipercontrattilità, e numerosi studi ne hanno confermato l’efficacia per ritardare il parto nelle donne con minaccia di parto prematuro e nel travaglio già avviato.

Secondo le attuali linee guida promosse da Sigo (Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia) il progesterone, utilizzato per la profilassi del parto prematuro, è efficace proprio perché svolge un ruolo determinante per il mantenimento della gravidanza fino al termine. In particolare la somministrazione profilattica di progesterone è raccomandata soprattutto nei casi di donna che ha già avuto un parto pretermine, o in quelli di cervicometria ridotta (la cervicometria è esame transvaginale per la misurazione della lunghezza del collo uterino a 19-22 settimane, con cui si possono indicativamente riconoscere molti dei casi che potranno evolvere in un parto prima del termine).

I valori ottimali di progesterone

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L’esame che valuta il livello di progesterone si effettua prendendo un campione di sangue, e sospendendo eventualmente per 48 ore tutti i farmaci che possono influenzare i livelli di questo ormone, come estrogeni, progestinici e corticosteroidi. Durante la gravidanza il livello di progesterone aumenta seguendo una certa curva, in virtù dell’accrescimento del feto, ma non del suo stato di salute. Valori alti di progesterone possono essere presenti in caso di adenoma ipofisario secernente LH, cisti luteiniche, mola vescicolare.

Ma come capire se i valori di progesterone sono nella norma? In media, in una donna adulta i valori sono inferiori a 100 ng/dl di sangue; nella donna in fase follicolare sono inferiori a 70 ng/dl di sangue, mentre nella fase luteale variano da 200 a 2000 ng/dl di sangue.

Dunque, per capire che non ci siano livelli troppo bassi o alti di progesterone, i valori di riferimento dovrebbero essere questi:

  • Fase follicolare (nullo)
  • Fase luteale: 1,2 – 15,9 ng/mL
  • Post-menopausa (nullo)
  • Primo trimestre di gravidanza: 2.8 – 147 pg/mL
  • Secondo trimestre di gravidanza: 22 – 95 pg/mL
  • Terzo trimestre di gravidanza: 28 – 242 pg/mL

Effetti collaterali del progesterone in gravidanza

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Come tutti i farmaci anche il progesterone può provocare alcuni effetti collaterali, tra cui i più comuni sono cefalea, irritabilità, emicrania, insonnia, sonnolenza, nausea, vertigini, possibili alterazioni della libido, disturbi mestruali, perdite vaginali; inoltre, può essere notato anche il manifestarsi di acne, orticaria, seborrea. Alcune lamentano anche tensione al seno o dolori al basso ventre.

La somministrazione di progesterone è comunque indicata solo nel corso del primo trimestre di gravidanza, perché nel secondo e terzo trimestre di gravidanza è associata a ittero colestatico e malattie epatocellulari, e deve essere attentamente valutata dal ginecologo. Anche un lieve aumento di peso può essere annoverato tra gli effetti collaterali, ma è soprattutto la ritenzione idrica a incrementare.

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