Le convulsioni febbrili sono determinate dallo stato febbrile. Di norma non sono pericolose, a patto che la loro durata non sia estesa: ecco come monitorarle.

Convulsioni febbrili: cosa sono e tipologie

Le convulsioni febbrili consistono in attacchi che prendono vita dalla febbre. Solitamente si manifestano in bambini di età compresa tra i sei mesi e i tre anni. Quanto durano? La durata media è minore ai quindici minuti e la maggior parte dei bambini manifesta un solo episodio (i maschi hanno più probabilità delle femmine di avere una convulsione febbrile).

Le convulsioni febbrili possono ripetersi se hanno inizio prima dei 18 mesi di età e/o se qualcun altro in famiglia le ha avute. E, ancora, se si manifestano anche in presenza di febbre bassa e se nel medesimo periodo di febbre si verificano più volte.

Esse possono essere di due tipi, ossia semplici o complesse. Quando sono le prime a verificarsi, su tutto il corpo si scatenano tremori per un lasso di tempo inferiore ai sopracitati quindici minuti (più del 90% di convulsioni febbrili rientrano nella tipologia semplice); quando si manifestano le seconde, invece, i tremori si prolungano per un lasso di tempo superiore ai quindici minuti, in modo continuo oppure intervallato da pause. I bambini con convulsioni febbrili complesse risultano più inclini a sviluppare un’eventuale epilessia futura.

Abbiamo detto in apertura che queste convulsioni sono causate dalla febbre; tuttavia, gli attacchi e lo stesso stato febbrile, a volte, possono essere determinati anche da infezioni cerebrali gravi, come meningite encefalite.

Tuttavia, è bene sfatare due miti, come sottolineato dal Dottor Davide Vecchio, Consigliere Nazionale SIP, Società Italiana di Pediatria: convulsione non significa “automaticamente” meningite e convulsione non significa epilessia.

Convulsioni febbrili nel neonato: cosa fare?

convulsioni febbrili
Fonte: web

È molto raro che un bambino con convulsioni febbrili arrivi al Pronto Soccorso con la crisi in atto, in quanto solitamente, come evidenziato in precedenza, le convulsioni non hanno una durata molto estesa, dunque sino a raggiungere l’Ospedale più vicino la convulsione potrebbe essere già terminata. Tuttavia, la corsa in ospedale non è affatto inutile, dal momento che permetterà di accertare diversi elementi, nonché consentirà ai genitori di ottenere delle indicazioni mediche su come comportarsi se le convulsioni dovessero presentarsi in altre occasioni.

Convulsioni febbrili nei bambini: cosa fare?

Appurato il manifestarsi della convulsione, occorre cercare di mantenere la calma. Nello specifico, i genitori possono intervenire ponendo su di un fianco il bambino per evitare che inali vomito o saliva, allentando l’abbigliamento, soprattutto intorno al collo, non forzando l’apertura della bocca. Inoltre, possono in ogni caso osservare la durata della crisi, nonché la sua tipologia. Non devono somministrare farmaci o liquidi per via orale.

Convulsioni febbrili nel sonno

Le convulsioni febbrili semplici spesso si legano anche a una perdita di coscienza, ossia a una mancata risposta agli stimoli verbali e tattili, nonché a movimenti ripetuti e ritmici delle braccia e/o delle gambe o a un irrigidimento della muscolatura. E, ancora, possono presentarsi anche con sguardo fisso e con rotazione verso l’alto degli occhi.

Le convulsioni in esame, inoltre, sono sempre seguite da un periodo in cui il bambino manifesta uno stato di sonnolenza e, alle volte, si manifestano anche durante il sonno del piccolo.

Convulsioni febbrili: conseguenze

In seguito alla crisi convulsiva febbrile si realizza uno stato di sonno post-critico: è necessario tenere il bambino in posizione sicura e sotto sorveglianza, in modo da intervenire subito in caso di recidiva.

Solitamente, le convulsioni febbrili non sono pericolose, a patto che non durino troppo a lungo, in quanto durante il loro verificarsi al cervello giunge meno ossigeno. In ogni caso, è bene consultare un medico.

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