Il Disturbo da deficit di attenzione e iperattività, o ADHD, è un disturbo evolutivo dell’autocontrollo che si manifesta nei bambini e si individua per lo più quando vanno a scuola e sono sottoposti a regole e doveri. Il disturbo da deficit di attenzione e iperattività si manifesta come una difficoltà di attenzione e concentrazione, di controllo degli impulsi e del livello di attività, in altre parole il bambino non riesce a controllarsi, a stare fermo e a dedicare a una specifica cosa la sua totale attenzione.

Deficit di attenzione nei bambini: i sintomi

Il deficit di attenzione si manifesta nei bambini sin dai piccolini, ma può diventare un disturbo tra i 6 e i 12 anni: è questa, infatti, la fascia di età in cui si fanno test, accertamenti, caute diagnosi e percorsi di cura.

I sintomi del deficit di attenzione sono essenzialmente difficoltà generali a portare a termine un compito, a concentrarsi, a rispettare delle regole, a stare attenti a qualcosa, ma anche difficoltà nell’apprendimento e nella socializzazione, che sono i primi veri campanelli d’allarme. Nei casi più gravi queste difficoltà sfociano in aggressività e nel non riuscire a relazionarsi con gli altri.

In presenza di uno o più sintomi bisogna evitare di ignorare il problema, ma anche evitare di farlo diventare il centro di tutta la vostra esistenza: è una difficoltà che si deve imparare a gestire tutti insieme. Molto spesso i sintomi del disturbo da deficit di attenzione e iperattività sono segnalati dalle maestre, ma altrettanto spesso si rivelano infondati. Il bambino mostra delle difficoltà, ma possono essere dovute a tantissimi altri problemi come un lutto in famiglia, un ambiente poco regolare, una dieta eccessivamente ricca di zuccheri e carboidrati, una scorretta gestione del tempo, l’utilizzo eccessivo di televisione o smartphone, ma anche problemi fisici come per esempio quelli alla vista o all’udito e così via.

In tutti questi casi sono i genitori a dover prendere in mano la situazione per dare al figlio l’aiuto necessario. In alcuni casi il deficit di attenzione si presenta senza iperattività: questo rende la diagnosi un po’ più complessa perché viene a mancare uno dei sintomi principali; tuttavia, un bravo professionista dovrebbe essere in grado di individuare il disturbo.

Deficit di attenzione: i test

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Fonte: web

I test per il disturbo da deficit di attenzione vanno fatti quando le difficoltà di attenzione, concentrazione, controllo degli impulsi e del livello di attività si manifestano per più di sei mesi consecutivi, dopo che sono state escluse le altre cause e quando questi comportamenti si ritrovano in tutti gli ambienti, quindi casa, scuola, palestra, catechismo ecc. I primi test possono essere fatti dal vostro pediatra che vi potrà segnalare il giusto percorso di cura, dopo di che è bene rivolgersi a uno specialista, che può essere uno psicologo o un neuropsichiatra infantile, che grazie a vari incontri, e all’osservazione del bambino in diversi contesti, potrà dare un’idea di diagnosi e una cura.

In linea di massima si cerca di evitare di fare diagnosi, perché il disturbo da deficit di attenzione e iperattività è un campo molto sconosciuto per cui si tende a non sbilanciarsi troppo e a monitorare la crescita del bambino. Esistono, ad esempio, vari test e ognuno può portare a risultati diversi, quindi si preferisce lavorare sugli strumenti per aiutare il bambino a superare le difficoltà.

Deficit di attenzione: rimedi e consigli

Non esiste una vera e propria cura per il deficit di attenzione perché è un campo ancora troppo sconosciuto, esistono tuttavia dei percorsi che si possono fare per aiutare il bambino e le famiglie a gestire queste difficoltà che poi, con il passare del tempo, tenderanno a diminuire.

Il primo passo è sicuramente quello di rivolgersi a uno specialista, uno psicologo o un neuropsichiatra infantile, che potrà aiutare voi e il bambino a controllare questi disturbi: a volte basta una migliore gestione del tempo, della routine e delle regole per riprendere il controllo. Un altro rimedio utile è quello di migliorare la comunicazione e questo richiede impegno da entrambe le parti. In alcuni casi viene consigliato un percorso di cura con lo psicologo per far acquisire al bambino gli strumenti necessari per gestire la sensazione di caos o di rabbia che sente dentro.

I rimedi farmacologici in Italia sono prescritti molto raramente e solo per brevissimi periodi: di solito gli psicofarmaci vengono dati ai bambini solo quando sono molto aggressivi, in questi casi si cura il sintomo con il farmaco e nel frattempo si lavora con lo psicologo per imparare a gestire la rabbia.

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