Lallazione: quando il bambino comincia a parlare

"Ma-ma", "Pa-pa". Quante volte i genitori si sono emozionati pensando che il bambino li stesse chiamando? In realtà questi suoni non corrispondono ancora a parole, ma a primi tentativi, conosciuti come lallazione, che si sviluppano attorno ai 5 mesi di vita. Per le parole vere e proprie, quindi, si deve aspettare un altro po'!

A un certo punto, come sappiamo, i neonati cominciamo a emettere suoni, attraverso cui intendono fare le prime prove di comunicazione verso il mondo circostante e sperimentare lo sviluppo del linguaggio. Questo naturale processo si chiama lallazione, e avviene quando il bambino ha circa quattro o cinque mesi di vita.

Lallazione: cosa significa e a quanti mesi inizia

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Intorno al 4° o 5° mese di vita il bambino comincia a emettere le prime sillabe e a ripeterle in serie: si tratta naturalmente di suoni elementari, estremamente semplici, come La-la, ma-ma, pa-pa. Anzitutto è bene però tenere presente una cosa: come per ogni altro aspetto dello sviluppo del bambino, come il camminare, ad esempio, anche la lallazione è molto soggettiva, perciò l’inizio dell’attività comunicativa attraverso i suoni può variare molto da bambino a bambino. Non c’è da preoccuparsi, quindi, se si nota un ritardo nella lallazione rispetto ai figli di amici o parenti.

La lallazione è ovviamente un’attività molto importante per l’interazione comunicativa tra il bambino e i suoi genitori dato che, pur se privi di significato linguistico, proprio attraverso essi il neonato riesce a esprimere diversi stati d’animo, dalla rabbia al dolore passando per la gioia, con delle variazioni del ritmo e del tono di voce con il quale le sillabe vengono emesse.

Con la lallazione il bambino può anche giocare, ad esempio quando gli adulti imitano il suono emesso e lo sollecitano invitandolo a produrne di nuovi.

Spesso sarà capitato ai genitori di dire cose come “Ha detto mamma”, questo perché l’apparenza fonetica dei suoni che il bambino riesce ad emettere può trarre in inganno i genitori, dando l’impressione di ascoltare vere e proprie parole; in realtà questa attività subentra in una fase successiva, poiché a 4 o 5 mesi il bambino non può ancora rendersi conto del significato dei suoni che produce, quindi la sua attività vocale è unicamente il prodotto della scoperta casuale di un effetto sonoro e del piacere di riprodurlo. Ad esempio quando il bambino dice “ma-ma-ma” non sta chiamando la sua mamma ma, attraverso tali produzioni verbali, rinforza il suo intento di richiamare l’attenzione.
La lallazione è inoltre un’attività fondamentale per lo sviluppo senso-motorio e per la coordinazione articolatoria del bambino, e in effetti non è un caso se questa fase inizia in concomitanza con l’attività ritmica di altre parti del corpo, in particolar modo delle manine, con cui il piccolo impara a battere ritmicamente degli oggetti. In questa fase di sviluppo la capacità imitativa del bambino cresce significativamente, così come le interazioni con gli adulti, l’interesse a stimolare reazioni nell’ambiente che lo circonda; inoltre comincia a essere consapevole del contenuto emotivo del linguaggio adulto, soprattutto per quanto riguarda i suoni di approvazione e di divieto. Noterete che in questo periodo il bambino gradirà particolarmente le filastrocche, soprattutto se contengono il suo nome ripetuto o, in generale, presentano ripetizioni, e i giochi vocali gli saranno molto utili per imparare suoni e gesti nuovi.

Assenza della lallazione

assenza di lallazione
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Come detto, la lallazione è un’attività piuttosto soggettiva, e il suo inizio può variare da neonato a neonato, senza che questo rappresenti un motivo di preoccupazione per i genitori; tuttavia, un ritardo significativo o la totale assenza della lallazione può essere sintomatico di qualcosa di ben più importante, come un disturbo specifico del linguaggio (DSL), una condizione frequente in età prescolare.

Il Disturbo del linguaggio (DL) rappresenta una tra le più frequenti difficoltà che un bambino tra i 2 e 6 anni può incontrare nel suo sviluppo, tanto che alcuni studi stimano che la diffusione del fenomeno sia circa del 5%.
Se il disturbo si presenta in un quadro di disabilità generale (nei casi di sindromi, deficit cognitivi e così via) parliamo di Disturbo del linguaggio (DL); mentre se le difficoltà non derivano da altri disturbi, ma la compromissione interessa solo l’area del linguaggio, si parla di Disturbi Specifici di Linguaggio (DSL). I bambini che hanno questo tipo di disturbo non presentano problemi di udito, problemi neurologici, deficit intellettivi o disturbi nell’area affettivo-relazionale, e il DSL può essere distinto in vari deficit, a seconda dell’area compromessa: si può infatti parlare di deficit fonologico-sintattico, quando il versante espressivo maggiormente coinvolto, è quello fonologico (organizzazione dei suoni nelle parole) e morfosintattico (organizzazione delle frasi complete di soggetto-verbo-oggetto-complementi); di deficit fonologico, o Disordine Fonologico, che coinvolge in via esclusiva il canale fonologico. Infine, si può trattare di una sindrome lessicale-sintattica, caratterizzata da problematiche ad accesso lessicale – ha a che fare con la comprensione della frase dal punto di vista del significato delle frasi e del significato delle parole – o semantica-pragmatica, in cui il modo di esprimersi del bambino appare “scollegato” e poco appropriato al contesto.
Naturalmente, una logopedista saprà indicarvi la strada migliore per intervenire in maniera tempestiva, esaminando il bambino per avere una diagnosi precisa del tipo di disturbo da cui è affetto.

Ogni mamma e papà, però, può aiutare il bambino con la lallazione, attraverso semplici esercizi che stimolino in lui il desiderio di esprimersi.

Aiutare la lallazione

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Il primo modo per aiutare la lallazione è, naturalmente, fare conversazione, ripetere quello che il bambino dice, ripetendo i suoi versetti nello stesso modo in cui li ha emessi. Si possono poi introdurre nuovi versi: quando il bambino termina il suo vocalizzo, si emettono dei suoni simili, ma diversi. Ad esempio, dopo aver ripetuto il suo “ba-ba-ba”, continuate con “bo-bo-bo” o “ma-ma-ma”.

Continuate a parlare; parlate al bambino appena potete, anche se non state avendo alcun genere di conversazione con lui. I bambini hanno la tendenza a imitare, e il solo fatto di ascoltare la voce con regolarità, lo incoraggerà a usare la sua con maggiore frequenza. Cambiate infine i toni di voce, variando volume e tono nell’arco della giornata: la variazione attirerà la sua attenzione e susciterà maggiore interesse in questo processo di vocalizzo.

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