Ne abbiamo letto un po’ ovunque in questi anni ed è quasi diventata una leggenda metropolitana. La placentofagia però esiste, o meglio esistono delle persone che decidono di nutrirsi della propria placenta o di quella della propria compagna. Ma cosa c’è di vero in termini di rischi e benefici, soprattutto dal punto di vista scientifico?

Cos’è la placentofagia?

La placentofagia non è altro che la pratica di nutrirsi della placenta, ossia quell’organo vascolare temporaneo che costituisce il mezzo di comunicazione tra futura madre e feto, naturalmente a parto avvenuto. La placenta viene solitamente disidratata o essiccata, ridotta in polvere e fatta entrare in capsule che vengono assunte per bocca. Su Internet però potreste trovare anche delle “ricette” per mangiare la placenta: va da sé che, se i rischi di questa assunzione sono molti (e ora li vedremo) e non ci si rivolge neppure a qualcuno che presenta un minimo di professionalità sulla questione, è sconsigliabile muoversi con il fai da te. In generale, comunque, è bene, nel caso in cui ci si voglia nutrire della propria placenta, chiedere conferme a uno specialista, come per esempio il proprio ginecologo.

Daniela Blei su Npr ricostruisce la storia della placentofagia, che affonda le sue radici in un testo del XVI secolo, cioè Compendium of Materia Medica, o Bencao gangmu di Li Shizhen, pubblicato per la prima volta nel 1596. Li Shizhen era un medico e erborista: attingeva dalla propria esperienza ma anche della tradizione della cultura orale, per cui chiaramente non parliamo di qualcosa che in senso scientifico-moderno troveremmo attendibile. Secondo Li Shizhen, la placenta può essere usata come farmaco dopo essere stata essiccata, perché rinvigorisce le persone, cura impotenza e infertilità.

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Tuttavia non esiste documentazione storica che provi che, dopo la pubblicazione di questo libro, una donna abbia mangiato la propria placenta. La prima testimonianza giunge da un articolo di Rolling Stone del 1972, in cui una donna racconta di aver preparato la propria placenta al vapore, per sé e per le sue amiche, e di averla trovata rigenerante e deliziosa. Proprio in quel periodo, in California, grazie alle comunità hippie, iniziarono a diffondersi ricette su come cucinare la placenta, tra cui quella di Raven Lang, cui è attribuita la primissima preparazione “codificata”. Nel 1984 si è avuta poi notizia dell’ostetrica Mary Field che, controvoglia, si è nutrita della propria placenta per evitare la depressione post-partum.

Mangiare la propria placenta dà dei benefici?

Placentofagia
Fonte: Pixabay

Una delle ragioni per cui le donne mangiano la propria placenta è per ridurre i disturbi post partum, tra cui la depressione. In Rete troverete delle testimonianze di chi dice di aver adoperato la placenta come integratore o ricostituente, ma la verità è che non ci sono studi che provino tali asserzioni.

I rischi della placentofagia

Secondo la Fondazione Veronesi, mangiare la placenta presenta dei rischi non indifferenti. In pratica, durante la gestazione, questo organo è come un filtro tra feto e futura madre, perché c’è passaggio di ormoni, ossigeno, nutrienti ma anche eliminazione di scarti (che a gravidanza terminata si sono quindi accumulati nella placenta). La placenta quindi può contenere microrganismi patogeni, come stafilococchi, che sono portatori di infezioni: alcune di queste non si possono curare neppure con gli antibiotici.

Studi scientifici sulla placentofagia

Esiste una ricerca del 2012, condotta dal Department of Anthropology dell’University of Nevada, che cerca di capire come mai la placentofagia sia così diffusa tra molte specie di mammiferi ma non nei primati, nelle scimmie e naturalmente tra la razza umana. In altre parole, nonostante la nostra percezione secondo cui questa pratica potrebbe essere abbastanza diffusa, in realtà non lo sarebbe poi così tanto. La placentofagia sarebbe dunque limitata a determinate situazioni (come per esempio tra le donne che in Occidente scelgono il parto in casa).

La moda della placentofagia tra i vip

La placentofagia è molto nota soprattutto per essere una moda tra le celebrità. Probabilmente la prima vip a farlo è stata Nicole Kidman, anche se probabilmente ha avuto una maggiore risonanza mediatica che l’abbia fatto il suo ex marito Tom Cruise, alla nascita di Suri, avuta dal suo matrimonio con Katie Holmes. Tra le altre persone famose ad aver abbracciato questa pratica ci sono le sorelle Kourtney e Kim Kardashian, le attrici January Jones, Mayim Bialik e Alicia Silverstone, le modelle Chrissy Teigen e Claudia Galanti.

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