Le coliche del neonato, come affrontare il problema più comune dei primi mesi
Un pianto irrefrenabile e genitori che non ne capiscono la ragione: molto spesso dietro alle lacrime disperate dei neonati ci sono le coliche.
Un pianto irrefrenabile e genitori che non ne capiscono la ragione: molto spesso dietro alle lacrime disperate dei neonati ci sono le coliche.
Sappiamo che una delle ragioni più frequenti che scatenano le lacrime nei bambini molto piccoli sono le coliche infantili, dette anche coliche gassose.
Le coliche sono uno dei disturbi più comuni nei primi mesi di vita: possono comparire già a partire dai primi giorni di vita e arrivare al massimo verso la sesta/ottava settimana, scomparendo poi del tutto alla fine del terzo o del quarto mese.
Secondo i dati addirittura quattro neonati su dieci possono soffrirne, e ovviamente si manifesta con un dolore acuto, soprattutto di sera, che dà via a crisi di pianto, agitazione e meteorismo, con l’emissione di gas.
Le coliche seguono la cosiddetta “Regola del 3”, una teoria formulata dal pediatra Morris Arthur Wessel nel 1954 e ancora oggi utilizzata, per cui durerebbero più di 3 ore al giorno, per almeno 3 giorni consecutivi o per più di 3 settimane consecutive.
Ci sono diverse ipotesi sui motivi per cui si verificano le coliche nei neonati, pur senza aver ancora trovato un fattore determinante preciso: alcuni imputano la loro manifestazione a una presenza eccessiva di gas nell’intestino, dovuta all’incapacità del bambino di coordinare suzione e deglutizione durante i pasti.
Ma c’è anche chi pensa che la presenza di gas nell’intestino dipenda da un’alterazione della flora intestinale, che giustificherebbe il gonfiore addominale, la flatulenza e l’eruttazione.
Per qualcuno molto ha a che fare anche con l’indole del lattante, visto che alcuni non riescono ad adattarsi agli stimoli ambientali e manifestano questa difficoltà attraverso il pianto inconsolabile, mentre crescendo le loro capacità di gestione di tali stimoli migliorano, portando alla scomparsa delle coliche.
Allergia o intolleranza al latte o ai cibi ingeriti dalla mamma è un’altra delle ipotesi valutate, valide però solo per i lattanti allattati al seno. Ci sono però diversi studi che hanno dimostrato che la frequenza delle coliche è la stessa sia negli allattati al seno sia negli allattati artificialmente; anche la teoria, in voga anni fa, secondo cui alimenti come i fagioli o i cavoli ingeriti dalla mamma che allatta potessero influire sulla comparsa delle coliche, è oggi stata definitivamente superata.
Come detto poc’anzi, il sintomo più inequivocabile delle coliche sta nel pianto irrefrenabile del bimbo, che si contorce e si irrigidisce, stringe i pugni, ha il volto arrossato, l’addome teso e le gambe flesse sulla pancia.
Generalmente le coliche compaiono soprattutto dopo il pianto della sera, quando i neonati sono più stanchi e hanno accumulato maggiori stimoli esterni.
Prima di pensare a cosa fare, è altrettanto importante sapere cosa non fare in caso di coliche del neonato: ad esempio, non affidatevi a metodi alternativi come l’erboristeria o l’agopuntura, che potrebbero rivelarsi pericolosi, ed evitate i probiotici, o i preparati a base di camomilla e finocchietto che, se somministrati in dosaggi non adatti, potrebbero essere deleteri e dannosi per il bambino.
Purtroppo non ci sono trattamenti di comprovata efficacia contro le coliche, quindi le sole cose che i genitori possono fare sono:
Solo raramente, e solo sotto indicazione del pediatra, possono essere usati farmaci come il simeticone e il cimetropio bromuro, indicati per alleviare i sintomi dovuti a una presenza eccessiva di gas e di fronte a manifestazioni di tipo spastico dell’apparato gastro-intestinale.
Giornalista, rockettara, animalista, book addicted, vivo il "qui e ora" come il Wing Chun mi insegna, scrivo da quando ho memoria, amo Barcellona e la Union Jack.
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