Quando si parla di disgrafia ci si riferisce a uno di quelli che vengono definiti Disturbi Specifici di Apprendimento, o più comunemente Dsa. Tali disturbi sono estremamente frequenti, e interessano molti bambini in età scolare, tanto che, in una classe con 25 alunni, addirittura 7-8 alunni possono presentare un disturbo specifico dell’apprendimento.

I Dsa sono disturbi che interessano specifici ambiti dell’apprendimento quali la lettura, la scrittura, il calcolo ed il ragionamento logico-matematico, e sono pertanto detti “settoriali”; la loro diagnosi avviene solo se si ha un quoziente intellettivo nella norma.

Fra questo troviamo la dislessia, la discalculia, la disortografia e appunto disgrafia, e non è raro che si presentino insieme (a grappolo). I disturbi che riguardano la lettura e la scrittura sono diagnosticati generalmente alla fine della seconda elementare, la discalculia circa un anno dopo.

In questo articolo ci occuperemo in particolar modo della disgrafia.

Che cos’è la disgrafia e come si manifesta

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Fonte: web

La disgrafia è un disturbo specifico dell’apprendimento di tipo percettivo-motorio, che interessa la scrittura dal punto di vista della forma, non del contenuto. Il disturbo impedisce infatti la riproduzione corretta di segni grafici e numerici, ma influisce negativamente anche sulle regole ortografiche e sintattiche, dato che il soggetto è incapace di rileggere ciò che ha scritto, quindi di correggersi.

La sua manifestazione avviene all’inizio della scuola elementare, proprio quando il bambino è sottoposto all’apprendimento della scrittura, anche se in realtà alcuni segnali possono comparire già in età pre-scolare, dove sarà caratterizzata soprattutto da uno scarso desiderio di disegnare, povertà nello stile o nella cura del disegno, problemi di organizzazione spaziale, difficoltà nell’impugnatura o nella posizione del foglio, associata spesso a pressione della mano sul foglio.

Le difficoltà dipendono dalla compromissione delle abilità di base necessarie per scrivere bene, quali, ad esempio, la coordinazione oculo-manuale e motoria, la dominanza laterale, la percezione visiva, l’organizzazione spaziale e temporale, la sua integrazione, l’attenzione e la memoria.

Per capire se un bambino è disgrafico è sufficiente, ad esempio, osservare come inizia a tenere il pennarello o la matita a partire dai 4/5 anni, ma soprattutto come, a 5 anni, questi scorrano sul foglio: rigidamente, a scatti, con una presa eccessivamente allentata, morbida o all’inverso.

Le differenze tra disgrafia e disortografia

Forse molti le confondono, ma disgrafia e disortografia sono due disturbi estremamente diversi. La seconda, infatti, è la difficoltà ad apprendere le minime regole ortografiche e grammaticali. Le principali differenze sono riassunte di seguito:

Disgrafia:

  • Parole disomogenee (lettere più grandi e più piccole).
  • Parole illeggibili.
  • Eccessiva pressione sul foglio o, al contrario, tendenza a tracciare le lettere troppo leggere, quasi invisibili.
  • Lentezza e fatica nello scrivere.
  • Parole troppo distanti tra loro alternate ad altre attaccate.
  • Parole scritte in senso opposto a quello normale della lingua italiana.
  • Confusione tra i fonemi.
  • Difficoltà a ricordare come si formano e riproducono le lettere.

Disortografia:

  • Parole a cui mancano sillabe o lettere, scritte in modo inesatto.
  • Sillabe invertite o aggiunte.
  • Confusione di gruppi di fonemi.
  • Confusione tra fonemi simili: ad esempio F e V; T e D; B e P; L e R.
  • Confusione tra grafemi simili: ad esempio b e p.
  • Omissioni (palla-pala; fuoco-foco; cartolina-catolina) o inversioni (sefamoro anziché semaforo).

I 6 sintomi della disgrafia

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Fonte: web

I sintomi principali che possono indirizzare verso una diagnosi di disgrafia sono la posizione, postura e prensione, la pressione sul foglio, l’orientamento nello spazio grafico, il ritmo e la direzionalità del gesto grafico, la produzione grafica e l’esecuzione di copie, la dimensione e unione dei grafemi.

I bambini disgrafici tendono ad assumere una posizione, postura e prensione del mezzo grafico scorretta, ad esempio:

1. La posizione del gomito

Non appoggiando il gomito sul tavolo.

2. Busto e mano

Tenendo il busto eccessivamente inclinato in avanti e la mano che non scrive appoggiata alla testa o sotto il banco/tavolo, in modo tale da sfavorire il controllo del movimento scrittorio e del foglio, che ovviamente tenderà a muoversi.

3. La posizione del quaderno

Anche il posizionamento del quaderno o del foglio, se eccessivamente inclinati (fino a 90 gradi) possono essere un altro sintomo cui prestare attenzione. Molto spesso i bambini con questo disturbo tendono anche a distrarsi facilmente.

4. L’organizzazione dello spazio

Il bambino presenta anche difficoltà a organizzare nello spazio ciò che scrive o disegna, o a collocarlo correttamente, ha problemi nel costruire tabelle e schemi, soprattutto se non ha riferimenti precisi.

5. Scrittura e disegni

Ci può essere poi una scrittura particolarmente calcata, o molto debole, appena percettibile; disegni spontanei non adeguati all’età, poco curati e disordinati, difficoltà nel ripetere parole e frasi, soprattutto se è maggiore la distanza bambino-testo da copiare e quaderno-superficie con testo.

6. La disarmonia dei grafemi

Per quanto riguarda i grafemi, c’è da dire che ogni scrittura disgrafica è diversa: arrotondata, spigolosa o un misto. In generale, però, si nota subito una disarmonia generale con grafemi eccessivamente piccoli o grandi, molto allungati o eccessivamente bassi, con ripassi, ricalchi,  cancellature.

Quando la disgrafia è causata da un disturbo più grave

Tra le cause di disgrafia possono rientrare anche disturbi più gravi, come ansia, disprassia, neurofibromatosi e sindrome da deficit di attenzione e iperattività (ADHD).

La disprassia, ad esempio, è un disturbo dello sviluppo che presenta un deficit della coordinazione motoria e difficoltà a compiere, rendendoli automatici, gesti semplici nelle attività quotidiane e scolastiche. La sua origine risiede nell’inefficienza di alcuni neuroni motori nel trasmettere le corrette informazioni ai muscoli per coordinare un gesto ad un’azione precisa. Le neurofibromatosi sono invece un gruppo di malattie genetiche accomunate dalla formazione di tumori lungo il decorso dei nervi periferici (neurofibromi e schwannomi), mentre la sindrome da deficit di attenzione e iperattività influenza lo sviluppo del bambino e dell’adolescente, non ha una singola causa specifica, ma tende a ripresentarsi all’interno della stessa famiglia.

Disgrafia: quando intervenire?

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Fonte: assis.it

Un bambino disgrafico può impiegare molto tempo a scrivere, a prendere appunti, per questo può sentirsi emotivamente frustrato ed evitare compiti in cui è richiesto l’uso della scrittura. Inoltre, anche le capacità motorie di alcuni bambini disgrafici sono molto deboli, per questo potrebbero faticare nelle attività quotidiane, come ad esempio abbottonare le camicie o allacciare le scarpe.

Non ci sono farmaci per la cura della disgrafia. I bambini disgrafici possono essere inseriti da un team di docenti e specialisti della scuola in un programma educativo individualizzato, che potrebbe includere un apprendimento intensivo della scrittura e alcuni esercizi motori. Un ottimo modo per aiutarli a casa è però fare alcune di queste cose:

  • Annotarsi esattamente quali sono le difficoltà presentate dal bambino.
  • Fare esercizi anti stress prima di scrivere: stringere le mani in fretta o strofinarle, per alleviare la tensione.
  • Giocare con l’argilla o con una palla in gommapiuma per rafforzare i muscoli della mano.
  • Lodare il bambino per lo sforzo impiegato nel raggiungere il risultato. La componente psicologica è fondamentale.
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