Quanti danni fanno i genitori iperprotettivi ai figli?
Le azioni dei genitori iperprotettivi condizionano profondamente i figli, che da adulti dovranno affrontare numerose paure e insicurezze.
Le azioni dei genitori iperprotettivi condizionano profondamente i figli, che da adulti dovranno affrontare numerose paure e insicurezze.
Nonostante le diverse circostanze e la soggettività di ciascuno, i genitori iperprotettivi attuano dei comportamenti ben precisi e riconoscibili:
Se il bambino esprime l’interesse nel praticare un determinato sport o un determinato hobby, è il genitore iperprotettivo che decide al suo posto, prevaricando a prescindere il desiderio del figlio. In questo modo non gli viene dato lo spazio per decidere in autonomia e anzi, l’adulto mostra da subito una certa sfiducia nei confronti della scelta del figli, che si sentirà scoraggiato e metterà in dubbio la sua opinione.
I genitori iperprotettivi fanno di tutto pur di risparmiare al proprio figlio l’amarezza del fallimento. In questo modo il bambino non potrà elaborare e vivere questa esperienza e quindi non riuscirà neanche a superarla in futuro. Inoltre, alcuni genitori sono i primi a non accettare i propri fallimenti e riversano questa loro frustrazione spesso non accettando i fallimenti dei figli.
La salute e il benessere dei propri figli è la cosa più importante per qualsiasi genitore, ma quando l’apprensione valica i limiti dell’accettabile, ecco che si manifesta un comportamento iperprotettivo (ad esempio avvertendo il figlio di fare attenzione alle dita ogni volta che apre un cassetto) pur non trattandosi di un reale pericolo imminente che potrebbe minare la sua incolumità.
Un altro aspetto caratterizzante i genitori iperprotettivi è costituito dalla loro concentrazione sui risultati misurabili dei figli: buoni voti, prestazioni eccellenti negli sport, ecc… In questo modo viene data un’importanza secondaria o pressoché nulla al festeggiamento di quegli stessi risultati, come un momento di successo condiviso.
Ricorrere a premi esagerati per motivare i bambini e a punizioni severe per scoraggiarli è un altro segno comune a tutti i genitori iperprotettivi nella convinzione che in proporzione l’effetto sul comportamento del figlio sia di maggior impatto.
Il rapporto tra genitori e figli è stato ampiamente indagato dalla psicologia e come evidenzia lo studio della dottoressa Mai Stafford dell’MRC Unit for Lifelong Health & Ageing dell’UCL, l’influenza del comportamento genitoriale ha effetti a lungo termine sullo sviluppo e la vita del bambino, sia in positivo che in negativo:
Abbiamo scoperto che le persone i cui genitori si sono dimostrati calorosi e reattivi avevano una maggiore soddisfazione di vita e un migliore benessere mentale durante la prima, la media e la tarda età. Al contrario, il controllo psicologico è risultato significativamente associato a una minore soddisfazione di vita e benessere mentale. Esempi di controllo psicologico sono il non permettere ai figli di prendere decisioni autonome, l’invadere la loro privacy e il favorire la dipendenza.
Alcuni psicologi hanno confutato quello che viene definito OP, ovvero la misurazione dell’iperprotezione genitoriale, composto da 19 item progettati per valutare i comportamenti dei genitori che limitano l’esposizione del bambino a minacce o danni percepiti, con item principalmente incentrati su comportamenti o situazioni specifiche, piuttosto che su atteggiamenti e convinzioni più generali (ad esempio, “Quando gioco al parco tengo mio figlio a distanza ravvicinata da me” e “Proteggo mio figlio dalle critiche”). Ai genitori viene chiesto di valutare in che misura l’item rappresenta la loro risposta tipica su una scala a 5 punti che va da 0 (per niente) a 4 (molto).
L’efficacia di questo strumento è stata confermata da un esperimento che coinvolgeva le madri di 90 bambini (60 clinicamente ansiosi e 30 non ansiosi) di età compresa tra i 7 e i 12 anni impegnate nello svolgimento di alcuni compiti leggermente stressanti assieme ai loro figli e il risultato finale ha suggerito come il livello di ansia dei bambini fosse strettamente collegato a quello delle madri.
Il comportamento dei genitori iperprotettivi è stato studiato anche in relazione ai sintomi somatici funzionali (FSS), ovvero disturbi corporei che non sono pienamente spiegati da una patologia somatica ben riconosciuta: gli FSS possono essere compresi sia in termini di aspetti psicologici che organici alla base dell’esperienza dei sintomi. Uno studio avente ad oggetto 2.230 adolescenti tra i 1o e i 12 anni ha rilevato che l’iperprotezione può contribuire all’insorgenza di FSS.
Essere dei genitori iperprotettivi influenza significativamente lo sviluppo e il benessere del bambino. Ecco quali sono gli effetti principali:
Come rilevato da uno studio, i bambini iperprotetti sono più inclini a sviluppare preoccupazione e ansia a causa del pregiudizio dei genitori verso le minacce esterne e per via dell’aumentata percezione del pericolo. In questo modo verrà trasmesso al figlio un senso di angoscia e di ansia.
Per apprendere strategie di coping efficaci, i bambini devono imparare a vivere le situazioni difficili per riuscire a sviluppare della strategia adattative. Se sono i genitori a risolvere i problemi o il figlio viene messo all’interno di una bolla di vetro lontano da potenziali eventi dolorosi o sgradevoli, non riuscirà mai ad affrontare il mondo esterno essendo privo degli strumenti per farlo. Questo causerà un vero e proprio crollo davanti a piccole e grandi sfide.
Comportamenti iperprotettivi trasmettono al bambino la sensazione che il mondo sia pericoloso e questo rafforza in lui l’intenzione di evitare le situazioni sociali. Questo gli impedirà di fare amicizie e coltivare una rete di conoscenze al di fuori del nucleo familiare, considerato sicuro. I figli di genitori iperprotettivi hanno maggiori possibilità di soffrire di ansia sociale o fobia sociale per la paura di essere criticati, rifiutati o potenzialmente al centro di situazioni pericolose o imbarazzati.
Temendo il fallimento, il bambino è riluttante a uscire dalla sua zona di comfort per provare esperienze nuove e per questo diventa dipendente dai genitori, non riuscendo a spiegare le ali e assumendosi il rischio degli esiti delle proprie scelte, sia nel bene che nel male.
In base a come l’individuo viene trattato dagli altri durante le interazioni sociali, egli svilupperà il proprio senso del sé e l’autostima. Se il bambino è soggetto ai comportamenti iperprotettivi dei genitori, si convincerà di non essere capace di assumersi le proprio responsabilità e neanche il merito dei propri successi. Questo porta inevitabilmente allo sviluppo di un senso di incompetenza, di mancanza di automotivazione e di autostima.
I bambini di genitori iperprotettivi sviluppano l’incapacità di prendere delle decisioni, dato che sono sempre stati mamma e papà a farlo per loro. Inoltre, ad alimentare l’indecisione è anche la paura di fare la scelta sbagliata, dato che sono cresciuti senza avere nessuna preparazione che gli consenta di scegliere in autonomia davanti alle situazioni della vita.
Essere genitori iperprotettivi non è una condizioni irreversibile e se si teme di esserlo ci sono diversi suggerimenti che si possono attuare, come consigliato da Brian Sellers, terapeuta, coach e consulente per i disturbi d’ansia:
I bambini dovrebbero essere responsabilizzati in base all’età e alle loro capacità già da quando sono piccoli, in modo da imparare a gestire le responsabilità quando cresceranno. In questo modo si abbandonerà la tentazione di esonerarli da tutti i compiti per paura che crescano troppo velocemente.
Mandare i figli al campo estivo, alle gite scolastiche o alle uscire di gruppo con gli amici, sono esperienze che per loro natura consentono al bambino di vivere delle situazioni senza i genitori e questo che gli consente di sviluppare la propria individualità e capacità di interazione con il mondo.
È importante tenete per sé le proprie preoccupazioni e porsi la seguente domanda: “La minaccia è abbastanza significativa da doverne parlare con mio figlio o sto creando ulteriori paure e preoccupazioni a causa della mia iperprotettività?”.
Risolvere i problemi dei figli toglie loro l’opportunità di imparare e crescere. Lasciarli faticare, lottare diventa la sfida che necessitano per sviluppare il carattere e la capacità di cavarsela da soli.
Ogni azione ha una conseguenza e questo è un insegnamento importante da trasmettere ai propri figli e per questo non bisogna esonerarli dagli effetti di ciò che fanno. Apprendere questo insegnamento già in tenera età gli consentirà di affrontare sin da subito le piccole conseguenze dei loro comportamenti invece che trovarsi a fronteggiarne di ben peggiori da adulti non sapendo cosa fare.
La partecipazione ad attività di squadra, come lo sport, possono aiutare i bambini a imparare ad accettare le critiche e a usarle per la loro crescita personale.
I genitori iperprotettivi hanno difficoltà a vedere i propri figli commettere errori, ma questo fa parte del loro naturale processo di crescita. Lasciarli sbagliare gli consentirà di apprendere l’errore e farne tesoro per il futuro.
Molti genitori iperprotettivi fanno l’errore di sentirsi parte dei loro figli. Invece per una crescita sana è necessario riconoscere come il bambino sia un’entità separata dai genitori, con la sua individualità ed indipendenza. L’unico compito dei genitori è quello di crescere bambini equilibrati, responsabili e sani.
Etichettare i bambini, sia negativamente che positivamente, ha un’influenza negativa sulla loro vita, perché quell’etichetta può effettivamente avverarsi o non corrispondere minimamente alla reale inclinazione del bambino.
Lasciare che i bambini si esprimano liberamente è importante per la loro crescita, anche se vanno contro al pensiero o le opinioni dei genitori. Questo è del tutto normale, non solo in tenera età, e bisogna accettarlo serenamente, senza prendersela.
Lettrice accanita, amante dell'arte e giornalista. Ho da sempre il pallino per la scrittura.
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