Prurito in gravidanza: cosa fare e quando preoccuparsi
Perché alcune donne lamentano prurito in gravidanza fino a poche settimane dal parto? Ecco da cosa dipende e quando può essere sintomatico di qualcosa di più grave.
Perché alcune donne lamentano prurito in gravidanza fino a poche settimane dal parto? Ecco da cosa dipende e quando può essere sintomatico di qualcosa di più grave.
Solitamente, nel secondo o terzo trimestre, le donne incinte possono avvertire un forte prurito sulla pancia; dal 2 al 5% delle donne in gravidanza lo accusa, ma il fastidio, quasi sempre, si risolve spontaneamente a circa 2 settimane dal parto.
I medici chiamano questo disturbo colestasi benigna idiopatica, e nella maggior parte dei casi non è nulla di grave, anche se ci sono rare eccezioni, in cui il fastidioso prurito può sfociare in patologie più serie, che possono persino costringere ad anticipare il parto.
Quando una donna incinta lamenta prurito sul corpo e soprattutto sulla pancia o sul seno, la prima e più importante cosa da fare è, ovviamente, rivolgersi al ginecologo, che potrebbe proporre degli atteggiamenti; talvolta la causa del prurito in gravidanza è legata a modificazioni ormonali e corporee, dato che la pelle del seno, e soprattutto dell’addome, è sottoposta a continue tensioni e l’aumento degli estrogeni mette a dura prova l’elasticità cutanea, scatenando appunto un intenso prurito.
In altri casi può trattarsi di colestasi gravidica, che dipende da un ristagno della bile nel fegato e nelle vie biliari, il quale porta a una modificazione della quantità di alcune sostanze nel sangue, soprattutto dei sali biliari, che quindi causano prurito. Anche le papule orticarie, ossia delle macchioline rosse pruriginose sull’addome, possono causare prurito, soprattutto dove ci sono le smagliature, così come la presenza di calcoli, epatiti, o la reazione ad alcune medicine.
Una percentuale piuttosto bassa di donne lamenta, durante la gravidanza, oltre al prurito, anche la presenza di fastidiose chiazze rosse di circa un millimetro, solitamente nella zona addominale: in casi come questi siamo di fronte a forme di colestasi meno leggera, che richiede esami specifici immediati e, talvolta, anche il ricovero della gestante, poiché la patologia può causare problemi al feto, dato che aumenta considerevolmente le probabilità di parto prematuro, sofferenza fetale e asfissia neonatale.
Come si manifesta il prurito in gravidanza? Si tratta di un prurito intenso, che interessa prevalentemente il tronco, le mani e i piedi (ma può essere anche generalizzato) e si manifesta soprattutto durante le ore notturne. Questo non esclude che anche le parti intime possano essere soggetto a prurito durante la gravidanza.
Non deve provocare imbarazzo, il prurito intimo in gravidanza è un disturbo comune a molte donne in dolce attesa. che può essere sintomatico della presenza di un’infezione vaginale, ragion per cui consultare il proprio ginecologo è sempre la scelta più opportuna, così da poter approfondire l’origine del disturbo ed eventualmente intervenire tempestivamente con la terapia più adeguata.
Perché il prurito intimo in gravidanza e le infezioni vaginali si sviluppano proprio durante questo particolare periodo? Le cause rispondono a più fattori diversi, ma senza dubbio il ruolo principale è giocato dalle variazioni ormonali e dalla conseguente alterazione della flora batterica vaginale, che può favorire il proliferare di microrganismi patogeni e portare appunto all’insorgenza di infezioni vaginali, le quali si manifestano, oltre che con il prurito, anche con bruciore, dolore durante la minzione e/o durante i rapporti sessuali, e con le perdite vaginali.
Le infezioni vaginali più comuni in gravidanza sono senz’altro la Candida Albicans, l’infezione micotica più comune durante la vita della donna e nel periodo della gravidanza, che si riconosce per via di prurito intimo, bruciore, dolore e presenza di perdite biancastre, dense e inodori. Durante la gravidanza è necessario risolvere rapidamente il disturbo, perché il fungo può essere trasmesso dalla madre al figlio durante il parto naturale.
La vaginite batterica è invece causata da un’elevata concentrazione di batteri nella vagina e, se non risolta tempestivamente, può causare aborti o parti prematuri. La cistite è invece un’infiammazione delle vie urinarie abbastanza frequente nelle donne (ne sono colpite circa il 25-30%) e durante la gravidanza il rischio di soffrire di questo disturbo è ancora più elevato; si manifesta con un generale stato di malessere, dolore a livello del pube o al basso intestino, dolore durante i rapporti sessuali, bruciore durante la minzione e con la necessità di urinare frequentemente. Deve essere trattata velocemente e non trascurata, per evitare recidive ma anche possibili complicanze.
Si può poi contrarre l’herpes genitale, scatenato dal virus Herpes Simplex di tipo 2, un virus latente che, una volta contratto, non viene più eliminato dall’organismo, cosa che può comportare la sua riattivazione sempre, anche durante la gravidanza. Si manifesta con un formicolio vaginale, l’infiammazione vulvare e vaginale, e provoca dolore durante la minzione, prurito intimo o bruciore nella zona genitale. Se si tratta di una riattivazione, che compare quando manca ancora del tempo al parto, il feto non corre pericoli (il virus difficilmente attraversa la placenta e, comunque, gli anticorpi materni proteggono il bambino), ma se l’herpes si riattiva quando manca poco al termine, è necessario programmare un cesareo, per evitare che il bambino durante il parto venga in contatto col virus. È invece indispensabile una terapia anti contagio se viene contratta per la prima volta in gravidanza.
Infine, c’è la tricomoniasi, caratterizzata da perdite schiumose grigie o giallo-verdastro, che va trattata con farmaci specifici.
L’unico modo per capire le origini del prurito in gravidanza, come abbiamo detto, è fare degli esami del sangue per controllare i valori di transaminasi, bilirubina e fosfatasi alcalina, che risulteranno sballato quando la causa del problema è la colestasi gravidica.
Nelle forme più gravi i medici solitamente prescrivono farmaci epato-protettori che proteggono il fegato, aiutando a migliorarne, in associazione con una dieta apposita ed esami del sangue ciclici. Se i valori non si abbassano solitamente si procede con l’induzione del parto o con il cesareo.
Se il prurito dipende dalle papule orticarie vengono prescritte lozioni idratanti e rinfrescanti; in generale, comunque, sia per prevenire che per alleviare il prurito, le donne dovrebbero bere molta acqua in modo da evitare la disidratazione, non fare bagni troppo caldi e non mangiare cibi che sovraccaricano il fegato, oltre che applicare sulla pelle creme e elasticizzanti anti-smagliature, talco mentolato e pomate rinfrescanti, che possono essere utilizzati durante la giornata e soprattutto la sera, prima di andare a letto.
Giornalista, rockettara, animalista, book addicted, vivo il "qui e ora" come il Wing Chun mi insegna, scrivo da quando ho memoria, amo Barcellona e la Union Jack.
Cosa ne pensi?