Ci sono molte figure che ruotano attorno al mondo dell’infanzia: pediatri, psicologi, educatori, consulenti dell’allattamento, specialisti del sonno… avere un quadro chiaro e completo è spesso difficile sia per i genitori che per chi vorrebbe intraprendere una carriera professionale a contatto con i bambini.

Quella della puericultrice è una figura che negli ultimi anni ha riscosso un interesse sempre maggiore, ma non tutti sanno esattamente cosa fa. Scopriamo quindi in cosa consiste questa professione e come diventarlo.

Puericultrice: cosa significa?

La puericultrice è un’operatrice socio-sanitaria specializzata nell’assistenza all’infanzia. Il suo ruolo è estremamente importante e delicato, dato che a lei spetta il compito di aiutare il bambino nel corretto sviluppo psicofisico: si prende cura di lui dal punto di vista fisico, ma anche ludico, motorio, e al contempo fornisce un prezioso supporto e sostegno ai genitori, spesso impreparati nella gestione del neonato, soprattutto nei primi mesi di vita.

La differenza di una puericultrice rispetto a una pediatra è che, mentre la seconda ha una formazione medica che le permette di occuparsi sia dei bambini sani che dei bambini malati, la prima si rivolge al bimbo sano, preoccupandosi di farlo nascere e crescere in maniera altrettanto sana.

Alla base della puericultura vi sono nozioni di genetica, dietologia, fisiologia, psicologia medica, sociologia, anche se si tratta di competenze generali e non specialistiche (è importante ricordare che le puericultrici non hanno competenze di natura medica come altre figure legate alla cura della prima infanzia, come gli psicologi).

Ogni puericultrice può specializzarsi in un ramo definito, sia esso prenatale, natale, postnatale, o della cosiddetta prima infanzia, che si conclude più o meno al terzo anno di vita.

Cosa fa una puericultrice?

Il compito principale della puericultrice è contribuire a formare un salutare equilibrio familiare, aiutando i genitori attraverso una serie di informazioni utili per far crescere il neonato senza stress eccessivi e consigli per interpretare alcuni suoi gesti e segni. Dal temutissimo pianto, e le sue differenze in base alle varie necessità e fasi di sviluppo, al sonno, passando per tutti quei messaggi non verbali che i neogenitori possono fare fatica a decifrare, la puericultrice aiuta il trio appena nato a comunicare.

Oltre a occuparsi della gestione del bambino – può infatti accompagnarlo durante i primi esami, gestire i primi bagnetti, l’igiene e l’alimentazione – la puericultrice rappresenta soprattutto un supporto per i neo-genitori a livello emotivo e psicologico, sostenendoli durante quelli che possono essere momenti di grande spaesamento, dubbi e confusione.

Ricapitolando, tra i compiti della puericultrice rientrano:

  • Assistenza e supervisione ai genitori nella gestione nel neonato nelle prime settimane di vita. Da un supporto nell’allattamento al seno, passando per le prassi di igiene comune (come il bagnetto o la cura del cordone ombelicale), aiutano la nuova famiglia a trovare risposte e a creare un nuovo equilibrio condiviso;
  • Supporto emotivo e psicologico ai genitori;
  • Osservazione dello sviluppo psicomotorio del bambino e delle competenze linguistiche nelle varie fasi della crescita, monitoraggio di fasi particolari come inserimento al nido, socializzazione eccetera.

La sua figura rappresenta quindi un vero e proprio anello di congiunzione tra genitori e figli; proprio perché dotata delle competenze necessarie a seguire il neonato nel suo percorso di crescita, questa figura professionale è stata riconosciuta dal Ministero della Salute fin dal 1940, con la legge 1908.

Come diventare puericultrice

Non esiste una laurea specifica in puericultura, è sufficiente la licenza media, ma occorre necessariamente essere in possesso di un diploma riconosciuto ufficialmente dal Ministero della Salute.

Il corso per diventare puericultrice ha durata di un anno, ovvero 320 ore complessive, fornisce nozioni sia pratiche che teoriche e può esser seguito a partire dai sedici anni.

Tra le discipline teoriche che fanno parte dei programmi di studio ci sono:

  • fisiologia;
  • neonatologia;
  • assistenza infermieristica;
  • auxologia;
  • alimentazione dietetica infantile;
  • patologia pediatrica;
  • profilassi di varie affezioni;
  • elementi di legislazione sanitaria e dell’assistenza sociale.

Dopo la teoria, è indispensabile svolgere anche un tirocinio pratico, generalmente presso gli ospedali, gli asili nido o altre strutture convenzionate. Superato l’esame finale, si otterrà la qualifica con cui si può lavorare nel settore socio-sanitario, con specializzazione all’infanzia. Il prezzo base dei corsi può variare dai 3.500 ai 4.500 euro, ma è possibile ottenere anche delle borse di studio.

Il diploma di istruzione superiore non è necessario per l’abilitazione, ma è richiesto per partecipare ai bandi pubblici per puericultrici: chi volesse accedervi, quindi, deve verificare attentamente quando scritto nel bando per assicurarsi di avere tutti i requisiti necessari.

Per quanto riguarda gli sbocchi professionali, una puericultrice non può insegnare in asili pubblici o privati, professione per cui è indispensabile una laurea in Scienze dell’Educazione. Può però lavorare in campo educativo, affiancando gli insegnanti, oppure sanitario, nei reparti ostetrici, pediatrici e nei servizi ambulatoriali.

Può inoltre lavorare come libera professionista, assistendo le famiglie a domicilio, dopo aver aperto la propria Partita IVA. Infine, una puericultrice può anche aprire un proprio asilo famiglia, se nel rispetto delle disposizioni previste della legislazione regionale in merito.

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