Quando si vive un’emozione, di qualsiasi tipologia si tratti (tristezza, rabbia, paura, gioia, ecc.), dentro di noi si mettono in funzione dei meccanismi che ci aiutano a regolare ciò che stiamo provando, riconoscendolo e ripristinando uno stato di equilibrio emotivo. Ma cosa accade quando questa capacità di regolazione viene meno o, come nel caso dei bambini, non viene insegnata e sviluppata nel modo corretto? Parliamo della disregolazione emotiva.

La disregolazione emotiva è una sorta di incapacità nel gestire le emozioni che si vivono e che porta ad avere delle reazioni molto esagerate rispetto all’evento in questione o al contrario, anche a una profonda chiusura verso ciò che si sta provando.

Il tutto a causa di una mancata capacità di sentire ciò che si prova, sia a livello emotivo che fisico, e che porta a lasciarsi travolgere e sopraffare o a reprimere ciò che si sta vivendo. Ma cerchiamo di capire meglio cos’è la disregolazione emotiva, come di manifesta e come imparare (o insegnare) a gestire le emozioni.

Cos’è la disregolazione emotiva?

Come detto, quando si parla di disregolazione emotiva si fa riferimento all’incapacità del soggetto, in particolare nei bambini, di regolare e gestire le emozioni che prova, sia quelle “negative” che quelle positive. Vivendole, quindi, in un modo non equilibrato, perdendone il controllo e non riuscendo a compiere tutte quelle azioni utili a ripristinare il proprio stato di equilibrio emotivo, sia in termini eccessivi che, al contrario più passivi.

Nello specifico, infatti, quando non si è in grado di sentire e comprendere sia fisicamente che emotivamente l’emozione che si sta vivendo, si possono attuare due tipologie opposte di reazione che vanno al di là della normale soglia di tolleranza:

  • l’iperarousal, ovvero scatenando una reazione eccessiva (correre, attacchi verbali, voglia di scappare, inquietudine, allarme, tremori, ecc.) attivando il sistema ortosimpatico;
  • ipoarousal, ovvero una bassa risposta a ciò che si sta vivendo, come una sorta di passività (senso di vuoto, debolezza, noia, isolamento, sonnolenza, ecc.), attivando il sistema parasimpatico.

Ma su cosa si fonda la disregolazione emotiva? Essenzialmente su due processi distinti:

  • la vulnerabilità emotiva, quando il soggetto presenta una forte sensibilità verso gli stimoli esterni, reagendo in modo intenso, non riuscendo a tornare alla condizione di equilibrio di base;
  • il recupero di pensieri legati al passato che possono essere riconducibili e/o affini all’emozione che si sta vivendo in quel momento, entrando in una sorta di circolo vizioso a livello emotivo.

Il risultato? Chi soffre di disregolazione emotiva tenderà a essere più sensibile a qualsiasi stimolo esterno, sia positivo che negativo. A vivere più frequentemente emozioni forti e a provarle in maniera più duratura e con maggior difficoltà. E questo è un processo che nasce fin dall’infanzia e che è proprio durante questa fase della vita che viene alimentato o al contrario impedito.

La disregolazione emotiva nei bambini

Durante i primi anni di vita e nel corso dello sviluppo, infatti, i bambini iniziano a percepire, vivere e imparare a regolare le proprie emozioni, apprendendo le diverse modalità e risorse utili a comprendere e gestire i rapporti interpersonali e tutto ciò che ne deriva sia in termini positivi che di conflitto.

Arrivando, poi, nel corso del tempo, a comprendere le emozioni vissute dalle altre persone e associandogli il corretto significato. Un processo che prende il nome di regolazione emotiva e che permette di sviluppare relazioni sane e la gestione equilibrate delle proprie emozioni personali.

La prima connessione avviene tra madre e bambino ed è proprio attraverso il suo corpo che la madre regola il sistema nervoso del bambino. Un processo che continua nel tempo attraverso la relazione che si sviluppa con il genitore stesso, e che si manifesta in ogni carezza, tocco, gesto di consolazione che viene fatto verso il proprio bambino, permettendogli di sviluppare la capacità di autoregolarsi in modo sano, imparando a conoscersi e a comprendere ciò che prova.

Compito del genitore, quindi, è quello di aiutare il bambino in questo apprendimento di se stesso e di ciò che prova,  modulando le sue reazioni e toni di voce, rassicurando o stimolando una reazione a seconda della necessità, e rafforzando così, sia il legame genitore/figlio che la personalità e identità stessa del bambino. Evitando, quindi, che venga ostacolato dalla disregolazione emotiva.

Come si manifesta

Un intervento che risulta quanto mai necessario e fondamentale poiché, se viene a mancare, il bambino non solo ne viene traumatizzato, ma impara anche ad autoregolarsi senza averne i corretti strumenti, sfociando in atteggiamenti eccessivi e di estrema chiusura, come isolamento, rigidità e autoconsolazione. Ma non solo, tra i “sintomi” maggiori che qualcosa a livello emotivo non va, ci sono anche:

  • aggressività verbale e/o fisica;
  • ansia sociale;
  • iperattività;
  • impulsività;
  • disturbi a livello della condotta;
  • difficoltà a riconoscere la necessità di dormire, la stanchezza, il senso di fame o la sazietà;
  • disturbi alimentari e comparsa di coliche.

Insomma, tutta una serie di problemi anche fisici non indifferenti. E questo lo si può vedere soprattutto in quei contesti familiari in cui si vivono problemi economici, casi di maltrattamento, traumi, paura, disturbi a livello sociale, bassa autostima, problemi relativi a stati depressivi dei genitori. E in cui, quindi, i bambini, oltre a non vivere in un ambiente sereno e costruttivo, sviluppano una emotività limitata, chiusa, negativa, volta alla difficoltà a comprendere ciò che si vive e alla tendenza a reprimerlo e controllarlo in modo eccessivo.

Come gestire la disregolazione emotiva nei bambini

Nel caso in cui, quindi, si dovessero sviluppare dei casi di disregolazione emotiva è essenziale che il genitore non si lasci travolgere da ciò che sta vivendo il bambino, ma è bene che ne prenda coscienza, sintonizzandosi sulla stessa frequenza del piccolo e aiutandolo a comprendere e gestire ciò che sta attraversando. Come?

Per esempio:

  • rimanendogli vicino e mostrandosi calmi;
  • rassicurando il bambino e modulando il tono di voce, più dolce e con toni bassi per tranquillizzarlo, più intensi e con toni alti se ha bisogno di essere spronato e stimolato;
  • creando intorno a lei/lui uno spazio sicuro, dove non possa farsi male;
  • provando a comprenderne i bisogni e rispondendo a essi;
  • lasciandogli il tempo di riconnettersi e solo dopo spiegargli ciò che è accaduto, permettendogli di comprenderlo dolcemente;
  • rivolgendo con gentilezza e comunicandogli gioia e tranquillità.

È necessario, quindi, accompagnarlo passo dopo passo a ritrovare la quiete e il proprio equilibrio, imparando a comprendere ciò che vive e portandolo a crescere in modo consapevole verso le proprie emozioni.

La disregolazione emotiva e gli adulti

Quando tutto questo non avviene, infatti, ciò che accade è la compromissione del corretto sviluppo della persona. Cosa che si consolida nel tempo e che va a formare adulti incapaci di gestire i propri stati emozionali, provocando una lotta continua con se stessi e con le diverse emozioni che si vivono.

Un adulto che soffre di disregolazione emotiva, infatti, sarà più propenso a essere sopraffatto dallo stress, dall’ansia, da eventuali eventi traumatici, con conseguenze sia emotive che fisiche. Oltre che a generare comportamenti e abitudini volti a compensare la necessità di sentirsi bene, a proprio agio e padroni di se stessi come:

  • il vizio del fumo;
  • l’abuso di alcol e/o droghe;
  • la troppa concentrazione e ossessione verso il lavoro, il sesso o il cibo.

Con tutti quei comportamenti che servono come una sorta di ovatta apparente per risanare delle mancanze, impedendo alla persona di sentirsi a proprio agio con se stesso, con la sua vita, le sue emozioni e il suo corpo. Oltre, poi, al fatto che un adulto che non sa gestire e comprendere le proprie emozioni non potrà mai accompagnare e insegnare a un bambino a farlo.

Ecco perché è importante curare la propria parte emotiva, imparando ad ascoltarsi e autoregolarsi, a comprendersi e a vivere le emozioni in modo salutare, definendole, accettandole e lasciandole andare. Riprendendo il contatto e il controllo di sé e del proprio corpo e diventando adulti in grado di accompagnare e supportare i bambini nella crescita e nella scoperta di sé e delle proprie emozioni.

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